1. Il passato che ritorna


    Data: 23/02/2021, Categorie: Sentimentali Autore: Luthien, Fonte: EroticiRacconti

    Nuda, davanti allo specchio ancora opaco dai vapori della doccia, mi scruto con occhi imperiosi.
    
    Quarantun anni, mi ripeto mentalmente, cercando nell'immagine riflessa i segni del tempo che passa.
    
    Nessuno mi darebbe la mia età, ogni volta che la rivelo scattano i complimenti per come porto bene i miei “-anta”. Solo allo specchio io catturo con lo sguardo i piccoli segnali: le gambe un poco più tornite, una nuova morbidezza sull'addome, e i due seni, che prima sfidavano prepotentemente la gravità, ora sembrano come addolciti, accoglienti, materni.
    
    Non ho mai avuto figli, un po' per caso, un po' per scelta. Eppure il mio sembra un corpo di madre, morbido, confortevole.
    
    Distratta da questi pensieri, mi vesto frettolosamente, infilo le mie mutandine in cotone bianco, un paio di shorts e una felpa, le mie comode sneakers e sono pronta per uscire, i capelli lunghi legati in una coda di cavallo.
    
    Niente reggiseno, ho voglia di stare comoda, e poi sono solo quattro passi, vado a comprare due cose al volo per la cena e poi, attraverso il parco, in trenta minuti sarò di nuovo a casa.
    
    Una quarantenne vestita da teenager, penso, e sorrido considerando che, in fin dei conti, me lo posso ancora ben permettere.
    
    Varcato il portone, la leggera brezza mi dà un brivido, i capezzoli improvvisamente turgidi sfregano contro il tessuto. Respiro a pieni polmoni la frizzante aria mattutina, e mi dirigo verso l’emporio.
    
    E lì, mentre tasto una mela tra i profumi delle cassette ...
    ... di frutta fresca, sento una presenza dietro di me, e un "ciao" appena sussurrato.
    
    Il cuore manca un battito. Mi giro, riconosco quella voce, anche se sono trascorsi quasi vent'anni dall'ultima volta che l'ho sentita.
    
    «Antonio! Ciao! Mio dio quanto tempo è passato?» segue un lungo sguardo che pare trapassarmi il cranio fino alla nuca.
    
    «Ma chi è questo bellissimo bambino?» il mio sguardo cade sulla sua mano destra che stringe quella di un bimbo dagli occhi neri, penetranti, avrà si e no quattro anni, e quegli occhi sono la copia esatta di quelli di Antonio: neri, grandi e profondi, con delle lunghe e folte ciglia che gli ho sempre invidiato.
    
    Il mio stomaco è sottosopra, non mi aspettavo certo un incontro quando ho deciso di uscire, o non mi sarei vestita certamente come una ragazzina. Il pensiero corre ai miei capelli raccolti, alle sneakers, e (oddio, se ne accorgerà?) ai miei seni liberi da costrizioni sotto la felpa. Quei seni che lui conosceva così bene, che ha accarezzato, succhiato, stretto fino a farmi perdere i sensi, tanto tempo fa (Oddio oddio, che pensieri sto facendo?).
    
    «Lui è mio figlio Max. Max, saluta la signorina».
    
    «Uff… meno male non ha detto "signora"», penso sorridendo.
    
    «Ti trovo bene» dico, ingoiando la saliva. Ed è vero, se possibile, Antonio a 40 anni (uno meno di me) è ancora più bello dell'ultima volta che l'ho visto: alto, con le spalle larghe e un sorriso che mi fa tremare le ginocchia, gli occhi come braci ardenti che mi scrutano, ...
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