1. UNA SCOLARA SPECIALE – LA FOLGORAZIONE – 1


    Data: 16/01/2021, Categorie: Etero Sensazioni Autore: F.P., Fonte: RaccontiMilu

    ... tutti i giorni, con l’animo in qualche modo alleggerito da quella breve disgressione.
    
    Al bar c’erano le solite facce. Alfredo, il barista mi salutò cordiale come al sempre.
    
    “Ciao Rosa; ti porto il solito?”
    
    Sapevo che lui aveva una simpatia per me, ma non gli avevo mai consentito col mio comportamento di oltrepassare il lecito e non avevo mai dato spazio a equivoci: non volevo chiacchiere sul mio conto.
    
    Poi c’era il signor Gino: il tabaccaio. Un toscanaccio burbero dal cuore d’oro; ogni settimana comprava da Hamed dei calzini variopinti che poi non gli avevo mai visto indossare. Probabilmente a casa ne aveva un baule pieno. Anche Hamed ormai faceva parte della combriccola. Aveva una fisionomia gentile ed un portamento nobile che, nella mia fantasia, era così che doveva essere quella di un principe del deserto. Dicevano anche che fosse anche un bravo muratore e non di rado si assentava per giorni. Si serviva di un angolo del bar come vetrina per la merce del suo borsone e non mi aveva mai rivolto la parola, a meno che non fossi io a salutarlo per prima; credo che fosse solo per una profonda educazione e pudore nei miei confronti e delle donne in genere.
    
    C’era poi la signora Gianna, la moglie del salumiere; una matrona emiliana che trattava le forme di parmigiano come fossero senza peso; matta come un cavallo, che come apriva la bocca, col suo vernacolo colorito e a volte sconveniente e sboccato, ma tremendamente simpatico, ti faceva sbellicare dalle risa anche ...
    ... quando mesta ti raccontava che era appena tornata da un funerale. Quella mattina c’era anche Renato, il bellone del negozio all’angolo; lui si arrabbiava se gli dicevi che vendeva scarpe perché lui vendeva invece calzature. È simpatico, ma a volte un po’ meno, specie quando si sforza di farsi accreditare come grande “tombeur de femmes” e, forse per colpa del mio rigido moralismo un pochino bigotto e intransigente, mi fa sentire in imbarazzo quando racconta delle sue occasionali avventure amorose senza tralasciare i particolari più lubrici. Pur non parlando direttamente con me, vedevo sempre che mi guardava di sottecchi, sicuramente per essere certo che lo stessi a sentire e verificare un eventuale mio riflesso concupiscente nella mimica del mio volto, ma fino ad allora, poverino, non aveva avuto fortuna. Ogni volta poi che indossavo la gonna anziché gli abituali pantaloni, guardandomi platealmente le gambe, m’invitava sempre ad andare da lui a provarmi quel bellissimo ed elegante sandalo o quel primaverile decolté che sul mio piede starebbe stato certamente al posto giusto. Prima mi arrabbiavo, ma ormai erano tanto abituali queste sue schermaglie che non sortivano più nella platea quel sapore intrigante che lui avrebbe voluto e erano accettate da tutti come consuetudine e come segnale di commiato, giacché era per tutti l’ora di iniziare a lavorare.
    
    Mi diressi verso un tavolino libero e salutando gli altri avventori, guardai Alfredo che chiedeva: “Cappuccino?” “No. ...