1. autoanalisi


    Data: 11/01/2018, Categorie: Erotici Racconti Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    Dunque…
    
    Ho venticinque anni, ma da molto tempo é come se me ne sentissi addosso il doppio. Non fisicamente, intendiamoci. Il mio fisico é quello di un giovane nel fiore degli anni, forse non eccessivamente sportivo e aitante ma sicuramente neanche troppo mal messo. Sicuramente qualcuno avrebbe da ridire sul mio look, la mia pettinatura, i miei tatuaggi, ecc ecc. Beh, affari loro.
    
    Io sono chi sono.
    
    Tempo fa decisi, dissi a me stesso con tono perentorio che l’amore non valeva i sacrifici. Che ero stufo di continuare a cercare l’anima gemella. Che era meglio starmene solo, convinto che avrei sofferto molto meno. A scanso di equivoci, non ho ancora cambiato idea. Ma non é sempre così facile.
    
    &egrave dura strapparsi da meccaniche e paradgmi a cui si é abituati sin dalla più tenera età. Per me lo é anche di più, visto che purtroppo sin da piccolo riuscivo a comprendere il mondo meglio di molti adulti. Ma ero idealista, sognatore. Schifosamente convinto di poter essere e avere tutto ma non per soldi o meriti, semplicemente perché ritenevo l’universo e l’uomo fondamentalmente benevoli. (per chi fosse interessato, in questo periodo scrissi i miei primi racconti su Milù).
    
    Poi… poi arrivò lei. E tutto cambiò. Non fu solo lei, naturalmente. Ce ne furono altre prima e altre dopo.
    
    Ma tutte quante mi diedero la conferma di un’unica fottuta verità.
    
    L’universo non é buono. Non é neppure cattivo. &egrave sé stesso. E di me, o te, o tutto questo se ne frega.
    
    Non gli ...
    ... importa, dico davvero. E io compresi questa verità quando tutte le donne che avevo amato, tutte, mi abbandonarono.
    
    Non fu quello a distruggermi. Fu la fine delle mie speranze. Ah, grandissima puttana, la speranza.
    
    Ti dice che puoi ancora perdere qualcosa, é come quelle donne che in un qualunque casinò sussurranno a un giocatore di continuare a scommettere. Finché non perde tutto ciò che può perdere.
    
    Così é la speranza, l’opposto della paura, che ti paralizza. La speranza ti dice che puoi ancora vincere, la paura ti dice invece che la sconfitta é certa.
    
    Entrambe impediscono di valutare la situazione.
    
    Entrambe lo fecero, e io ci cascai.
    
    Così, dopo essere stato manipolato, abbindolato, tradito e abbandonato da gente spesso anche più disperata e sola di me, giacui nel freddo loculo del mio disincanto. Come morto ancora vivo, mi aggiravo per le contrade di un paese che pareva solo trapassarmi con ricordi e spade di nostalgia.
    
    Reagii nel solo modo in cui reagiscono gli uomini, e gli animali feriti: con la rabbia. Una rabbia profonda e assoluta che mi permise di scrivere Into the White con un tono cupo e decisamente diverso dai miei primi racconti così pieni di luce, gioia e speranza.
    
    Non avevo mai preteso la storia da favola, il matrimonio e i figli, no.
    
    Volevo solo quel che a tutti pareva venir tanto facile.
    
    E l’universo me l’aveva strappato, tolto.
    
    Col proseguire però di Into the White, sentii qualcosa cambiare. Quel racconto fu l’inizio della mia ...
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