1. Jus primae noctis


    Data: 31/10/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Etero Incesti Autore: Guzzon59, Fonte: RaccontiMilu

    Lo Jus Primae Noctis pare che sia stato introdotto in Italia dai Longobardi.
    
    Col passare dei secoli i barbari furono civilizzati, fondendosi con i popoli latini, ma alcune abitudini sopravvissero, passando poi alle generazioni successive.
    
    Tra questi il rito dello jus primae noctis: Secondo il quale la novella sposa doveva giacere, la sua prima notte di nozze, con il duca o il barone del paese, dimostrando addirittura d’essere anche illibata.
    
    Nel 700 nacquero le radici dell’erotismo moderno, inteso come mezzo per il conseguimento del puro piacere, senza implicazioni filosofiche e, soprattutto, religiose. In questo secolo nasce in Francia la figura del libertino, ovvero colui che antepone il raggiungimento del piacere a qualsiasi altro interesse: l’uomo che si serve dell’amore per assicurare il trionfo della propria fantasia a scapito della compagna, che erige il diletto a principio e che, cercando unicamente il piacere dei propri sensi e la soddisfazione della propria vanità, non concede nulla al sentimento nell’impresa della conquista amorosa.
    
    In quel secolo di lumi la Contea di Frascalonga, una ridente regione prealpina, era governata dal Conte Ferdinando Francesco dei Frascalonga, Cavaliere del Santo sepolcro e Principe di Gerusalemme, un nobile in linea con le mode del tempo, quindi spregiudicato e libertino.
    
    La regione era posta alle pendici delle Alpi, una vallata che aveva una superficie di appena mille chilometri quadrati, ricca di corsi d’acqua, ...
    ... distese di terreni fertili e colline coltivate a vigneti. Un vero paradiso terrestre.
    
    L’enorme ricchezza del Conte Ferdinando si poteva notare anche dal grandioso maniero in cui viveva con la sua numerosa famiglia, ben tre matrimoni, prole e nipoti, il più grande dei quali aveva già trenta anni. Difeso da una guarnigione formata da trecento soldati, tutti mercenari.
    
    La popolazione era costituita da tre mila anime, formata in buona parte da contadini, artigiani, e servi della gleba, sui quali il conte regnava come un sovrano assoluto, tramite fedeli vassalli, con un diritto di vita e di morte.
    
    Dai suoi illustri predecessori ereditò l’usanza dello jus primae noctis. Un impegno di corte, piacevole, che lo teneva occupato un paio di volte al mese.
    
    Era di carattere collerico, dal fisico imponente, ma molto ligio a quel sublime dovere regale, e, nonostante che a quei tempi tale abitudine barbara fosse abolita in quasi tutti i regni d’Europa, lui si ostinava a mantenerla, perché oltre ai piaceri le dava un senso di dominio assoluto sui propri sudditi.
    
    Tuttavia, tutte le cose terrene, prima o poi, sono destinate a tramontare. Così anche quei privilegi nobiliari svanirono, dissolvendosi tragicamente a causa dell’egoismo del conte che emanò un editto scellerato osando estendere l’usanza dello Jus primae noctis anche alla nobiltà della corte,
    
    suscitando le ire dei baroni, dei congiunti e del clero.
    
    Tale scelta, dettata dalla cupidigia, le fu fatale perché gli fece perdere ...
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