1. Secrezioni: "Candidamente tua"


    Data: 30/10/2020, Categorie: Etero Autore: renart, Fonte: EroticiRacconti

    Il tramonto si spappola sui terrazzi incatramati, zeppi di antenne, paraboliche e panni stesi ad asciugare, schizzando ovunque il suo arancione acido e malato. L’umidità però rimane ancora ben oltre i livelli di guardia e fissa il calore sulla pelle, spalmandolo come melassa e facendolo evaporare in sudore ad ogni minimo movimento – sia anche il breve spazio da coprire per portarmi alla bocca la cicca, mentre dondolo pigramente sull’amaca assicurata ai pali mangiucchiati dalla ruggine di una veranda sfacciatamente abusiva. Ingollo birra fredda in lattina, cullato ad occhi chiusi dai rumori della strada – grida di venditori di ogni genere alimentare, per lo più, esposto su bancarelle malferme prede di nugoli di mosche e zanzare, ma anche scatarrate di mezzi con la marmitta truccata, urla di ragazzini e delle loro madri, e dei padri-mariti-amanti davanti ai bar, assiepati intorno ai tavolini o in piedi alla porta a mandar giù arachidi e spritz. Di tanto in tanto lavoro a Montecalvario blues, scrivendo sul block notes dello smartphone per non alzarmi a prendere il portatile. Cerco di definire il personaggio di Lucio, il fidanzato di Giorgina (cfr. racconto “La bella Giorgina”), la scena in cui dovrebbe fare la sua comparsa, ma non mi viene fuori niente di decente. Alla fine sto quasi per addormentarmi, quando sento suonare il citofono. Uno due tre volte. Poi un’altra gracchiata, un po’ più lunga. No, non mi alzo. Veronica non può essere, perché è andata via da poco e poi ho ...
    ... visto che ha preso le chiavi. Quindi, chiunque sia, ritenterà la prossima volta. Nemmeno il tempo di riprendere la trama del dormiveglia che bussano alla porta. Prima al campanello, poi con le mani. Insomma, tocca alzarmi.
    
    “Ci sei, allora”, mi fa Linda con un pelo di ostilità, ansimando per i quattro piani di scale. “L’ascensore che la tenete a fare, è sempre guasta”, sacramenta ed entra. Ha entrambe le mani occupate. L’alleggerisco di una borsa termica giallo limone e di una sporta di verdure – prodotti, evidentemente, del suo ultimo hobby: l’orto sinergico -, mentre lei trotterella verso il tavolo della cucina depositandovi sopra una capiente sacca di tela. Indossa una gonna bianca semitrasparente - le si notano le mutandine verdi - e una camiciola azzurra, molto leggera, dalla cui scollatura, generosamente riempita dal seno abbronzato compresso nel push-up, pendono un paio di grosse lenti scure. I capelli freschi di colpi di sole sciolti sulle spalle e i piedi dalle unghie smaltate di azzurro, in pendant con l’ombretto, infilati in un paio di décolleté in sughero con un due dita di tacco, completano il quadro. “Bisogna metterle nella ghiacciaia quelle cose che stanno nella borsa termica. Passamele, altrimenti sono sicura che ci marciscono lì dentro. E poi comunque la borsa devo riportarmela, che mi serve”, dice prendendo vasetti e contenitori di plastica che le passo meccanicamente, senza nemmeno vederne il contenuto.
    
    “Sei in partenza?”, le chiedo passandole l’ultimo ...
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