1. Il tradimento di mia moglie


    Data: 26/10/2020, Categorie: Tradimenti Autore: marito cornuto, Fonte: EroticiRacconti

    Marito cornuto
    
    Vi confido la mia storia, una storia vera, quella di marito tradito e le mie cocenti amarezze, ma anche le emozioni e le sensazioni più forti che abbia mai provato: contraddizioni che hanno la loro ragion d’essere nel nostro inconscio perché se io le ho vissute sono della convinzione che anche altri le hanno provate. Come’è strana la natura umana, eh?
    
    Mi chiamo Daniele, Ho trentaquattro anni e faccio il padroncino per conto di alcuni empori, perciò capita spesso che rimanga fuori di casa molte ore.
    
    Mia moglie Nadia ha trentuno anni ed è una gran bella donna. Ha un carattere amabile e il volto mediterraneo: grandi occhi bruni, sguardo dolce e labbra carnose. I suoi capelli sono talmente scuri da avere riflessi azzurrini. Ha pelle ambrata, silhouette snella, seni procaci e sodi con aureole pronunciate sulle quali svettano turgidi capezzoli. Tra le cosce ha un pelo folto e nero come le ali di un corvo, insomma una di quelle femmine che molti sognerebbero di avere per moglie.
    
    Siamo sposati da quattro anni e abitiamo in una villetta di proprietà. Fino alla tarda primavera del 2015 ho vissuto con la certezza che la nostra vita coniugale sarebbe trascorsa serenamente e senza scossoni per molto tempo a venire. Avevamo in progetto dei figli ma volevamo attendere qualche anno ancora e siccome lei voleva le eiaculassi sempre dentro, anche nel suo periodo fertile, prendeva regolarmente la pillola.
    
    Che cosa è accaduto, allora, per mettere a soqquadro l’idea ...
    ... che mi ero fatto di lei, in altre parole che fosse solo bella ma non troia? Ebbene nel maggio del 2015 decidemmo di ristrutturare casa: rinnovare il bagno, realizzare un caminetto in soggiorno, eliminare una parete divisoria per recuperare spazio, cambiare tinteggiatura alle stanze e dipingere di rosa confetto l’esterno della casa. Il muratore, cui mi ero rivolto, si chiamava Damiano (soprannominato Paco) che, per sopperire alla crisi edilizia, si adattava molto bene a fare anche l’imbianchino. Sposato e sulla quarantina, Paco era un tipo brevilineo non particolarmente bello ma robusto come un torello, sempre pronto alle battute con il doppio senso e a raccontare barzellette pepate. Paco aveva un socio, che si chiamava Amos, un bel ragazzo sulla trentacinquina, anch’esso tuttofare e pure lui sposato. I due edili erano molto affiatati, lavoravano in casa nostra già da una settimana e dovevano trattenersi per almeno un altro mese, perciò era inevitabile che prendessimo confidenza con loro. Fui io stesso (quel giorno ero a casa) che li invitai a rimanere a pranzo dai noi.
    
    Nadia preparò loro risotto alle vongole e spiedini di pesce accompagnati da vino rosé. Conversammo dei lavori mentre pranzavamo, poi, giunti al caffè, Paco tirò fuori dal suo inesauribile repertorio, alcune barzellette piccanti. Una in particolare mi fece ridere di gusto e non diedi alcuna importanza alle brevi occhiate che lui e mia moglie si scambiarono, tantomeno intuii quanto quella storiella fosse stata ...
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