1. Malata d’amore


    Data: 25/10/2020, Categorie: Lesbo Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    Quel giorno ero piuttosto affaccendata, eppure d’improvviso mi colpì il suo sguardo e il suo avanzare così insolito, alquanto inedito, minuzioso e particolare. I suoi jeans così improbabili, pieni di toppe di seta indiana adornati con le perle e con quegli strappi sulle gambe come nello stile degli inizi degli anni ottanta, dove tutto era innovativo e lasciava alle spalle le superate e vecchie mode. In quella circostanza mi colpirono in maniera tangibile le sue mani tatuate sul dorso con quei disegni dalle fattezze orientali, a tratti rotondeggianti con i punti e con le lettere nascoste fra quei segni di controverso e di dubbio significato, io d’altronde la squadravo con sufficienza, sennonché ero rimasta enormemente incuriosita.
    
    Lei era danese, aveva gli occhi di ghiaccio e un sorriso che t’impacchettava rapidamente annientandoti, così da non poter nascondere con le mani la tua immensa trepidazione nello squadrarlo. Nella perenne immobilità delle mie intime riflessioni, nell’affannosa e frenetica ricerca degli smisurati perché della mia esistenza, per il fatto che ero ben consapevole che quella donna stava per insinuarsi nella mia vita, così come s’intrufola un virus nell’organismo con i pericoli e i rischi che peraltro non conoscevo. Loro due erano sedute sopra un divano di colore verde, seminascoste da una tenda scura, giacché mettevano a disposizione del mio sguardo atteggiamenti d’indubbia espressività, intanto che erano scortate da una melodia che fendeva il ...
    ... buonsenso nel mezzo.
    
    Lei le stava addosso con morbosità, con lampante avidità, giacché la toccava con le mai e la baciava dappertutto, la rincorreva, la braccava, eppure guardava me. Era alquanto disagevole e persino imbarazzante quel loro amoreggiare libero e senz’indulgenza, per il fatto che erano travolte da una passione senza limiti nella quale esistevano solamente loro, intorno a loro in realtà nessuno tranne me. Nella luce della sera, con quei giochi d’ombre chiaro-scure, miste a dei riverberi che schiarivano all’improvviso l’ambiente, consentivano di esaminare con trasparenza e con semplicità ogni manifestazione di quell’ardore tanto offerto, presentato e sbandierato con accurata fermezza quasi cercando di lodarlo, vantandolo con una sensualità forte, irriverente e prestante che non dava scampo e che attraeva smisuratamente.
    
    Quella donna dagli occhi trasparenti non mi toglieva però lo sguardo di dosso, ansimante e stordita qual era quasi al culmine d’un piacere che però doveva rimanere a metà. Io m’alzo, mi guardo attorno e decido di andarmene, adesso o mai più, perché il gioco doveva finire e subito, perché io marionetta e lampante zimbello per una bellezza da mille e una notte, che avrebbe lasciato soltanto un ricordo d’una sera insolitamente bizzarra, ebbene sì, tu angelo dai riflessi biondi e pallidi, no, non m’avrai nonostante tutto. Io mi chiedevo che cosa volesse significare quella dannazione e quel tormento che provavo dentro me, quell’inadeguatezza e ...
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