1. La vicina di pianerottolo mi accoglie dopo il trasloco...


    Data: 09/10/2020, Categorie: Tradimenti Autore: cristomonti, Fonte: Annunci69

    Era la metà di giugno quando, con Emma, ci siamo trasferiti nel nuovo appartamento di Roma, zona Talenti. E' stato il completamento di un calvario fatto di ex dei due generi, abbandonati e lasciate, ripicche, litigi, scuotimenti vari dell'animo. Infine siamo riusciti a lasciare il nostro covo d'amore in centro, utilizzato solo per un sesso magnifico e pieno di sentimenti, per iniziare - di nuovo, si direbbe - a costruire una vita insieme.
    
    La parte faticosa era naturalmente a mio unico carico, e stavo trasportando l'ultima scatola, piena di addobbi natalizi, strasudato dopo quel pomeriggio caldo e con il solo aiuto dei due bulgari di una ditta trovata per strada "Sgombero Cantine".
    
    I due, finito prima e più rapidamente di portare in casa le scatole, erano appoggiati alla ringhiera del pianerottolo, e non guardavano me - mezzo morto - e la mia scatola gigantesca, ma due rotonde e splendide natiche avvolte in un leggins che spiegava con assoluta cura come non ci fosse nulla, sotto. Fra il tessuto a macchie azzurre del lato visibile della vicina, che tentava di spingere la chiave dentro la toppa con forza, e la sua pelle, non poteva stare nemmeno un filo di cotone.
    
    Mentre entrava sbuffando e tirandosi dietro un sacchetto della spesa pesante ci siamo scambiati un'occhiata, un sorriso, e, da parte mia un "i miei sono più pesanti !".
    
    "Vedo - ha risposto con un sorriso ancora più bianco e intenso - poverino, mi dispiace."
    
    "Non preoccuparti, grazie al cielo ho finito ...
    ... - ho risposto - ciao e a presto."
    
    Mi è rimasto per qualche minuto in mente il corpo della mia vicina, con quelle curve magnificamente sexy da ragazza, o meglio donna - forse intorno ai 40 - della porta accanto, come quei pensieri che rimangono incollati al cervello per un po'.
    
    Ho pagato i due bulgari, che ancora stavano ridacchiando in una lingua poco comprensibile, e sono entrato, senza riuscire a chiudere la porta dai tanti scatoloni abbandonati nel punto più vicino possibile all'entrata.
    
    Mi sarei buttato immediatamente sotto una doccia e poi nel letto nudo, a respirare e sentire il fresco dell'interno di quell'appartamento al primo piano, e ho iniziato, con poca voglia, a spostare le scatole che impedivano di chiudere la porta.
    
    Alla terza montagna di vestiti impacchettati, vedo due splendidi piedi con unghie color ciliegia, lisci, bianchi, appoggiati in un paio di infradito con colore mimetico.
    
    "Che belli - non ho potuto far altro che dire ad alta voce - e che bel colore che hai usato, ti stanno bene".
    
    Un complimento simile non era da me, uomo riservato e asociale, che sfugge da qualsiasi tipo di rapporto sociale come dalla peste. Eppure era uscito dalle labra con estrema naturalezza. E si era accompagnato con un discreto movimento nelle parti intime, un piccolo ma turgido scossone, che forse si era intravisto attraverso la stoffa morbida dei boxer e della tuta leggera.
    
    "Grazie, sei gentile - aveva risposto mentre si guardava e rigirava i piedi - io ...
«123»