1. Come parlarne? - Capitolo V


    Data: 28/09/2020, Categorie: Feticismo Autore: VB1977, Fonte: EroticiRacconti

    ... dominatrice, sul suo sguardo attraente, sulla sensualità. Immaginai di leccare quegli stivali e di guardarla negli occhi mentre lo facevo…
    
    Sentii forte il desiderio erotico che provavo nei suoi confronti e mi eccitai.
    
    Ma mi frenai immediatamente, rimproverando me stesso. Come potevo affibbiare alla dea Debora un’immagine spudoratamente erotica e legata al sesso? Volevo amare lei o usarla per il mio piacere? Volevo dedicarmi a far godere lei o me stesso?
    
    Guardai nuovamente verso la finestra, desiderando che Debora fosse lì con me.
    
    Quanto sarebbe durata ancora la mia prigionia?
    
    Passò del tempo, durante il quale i miei pensieri vagarono per i fatti loro. Sentii più intensamente la necessità di bere e di andare in bagno. Ma non mi importò, almeno finché non sentii la pressione e il dolore al basso ventre.
    
    Sentii dei rumori, ma non riuscii a capire da dove provenissero. La porta della camera si aprì improvvisamente.
    
    Debora entrò, le mani piene di sacchi, sacchetti e sacchettini. Li buttò a terra in un angolo. Poi si fermò un attimo, godendosi la visione del suo prigioniero.
    
    “Ciao ciao” disse, per poi uscire dalla stanza.
    
    I miei richiami furono inutili. Non rientrò. Ebbi il terrore che se ne fosse andata di nuovo e di dover aspettare ancora a lungo prima di rivederla.
    
    Pochi istanti e la porta si riaprì nuovamente.
    
    Stavolta aveva in mano dei sacchetti più piccoli, su cui campeggiava una scritta in cinese e una grossa testa di drago.
    
    “Stella ...
    ... d’oriente!” esclamò eccitata. “Lo hanno aperto due settimane fa. Come avrai capito, stasera cinese. O meglio, italo cinese.”
    
    “Debora, ho bisogno del bagno…”
    
    “Italo cinese perché quando prendi i ravioli, ti dicono che sono cinesi, ma sono italiani” proseguì, poggiando sul comodino le vaschette. Nel farlo, spostò la sveglia, che indicava le sei e mezza passate. Tre ore e mezza legato nella stessa posizione!
    
    “Debora, devo fare pipì.”
    
    “Solo perché li fanno al vapore, non vuol dire nulla. Per me sono dei copioni.”
    
    “Debora, ti prego… Mi ascolti?”
    
    “Ti ho sentito” rispose, sfoderando un sorriso divertito. “Hai bisogno del bagno.”
    
    “Mi liberi?”
    
    “Quanto ne hai bisogno?”
    
    “Ma che domanda è?”
    
    “Voglio farti un esempio…” disse, per poi prendere tra le mani una vaschetta d’alluminio e venire a sedersi, agile come una cavallerizza, sopra il mio ventre, cosa che mi causò dolore e mi costrinse ad un gemito.
    
    “Se faccio così senti di non poter resistere?” domandò, dondolandosi, come se non fosse nulla. Se da un lato non riuscivo più a stare in quella posizione, dall’altro mi faceva piacere che Debora dedicasse tempo per divertirsi un po’ con me. In effetti, erano attenzioni del tutto assenti nella mia famiglia.
    
    Il vero problema però, stava nella resistenza della mia vescica, ormai prossima a cedere.
    
    Si sporse in avanti, tenendo la vaschetta sospesa sopra di noi.
    
    Quel movimento mi diede ulteriore dolore. Strinsi i denti e chiusi gli occhi, cercando di reggere ...
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