1. Pausa pranzo (re-edit, marzo 2014)


    Data: 22/09/2020, Categorie: Autoerotismo Etero Sesso di Gruppo Autore: chiara_, Fonte: RaccontiMilu

    Il ricordo di te mi perseguita. Il pensiero di quel che è successo poche sere fa si insinua nel
    
    mio quotidiano. Lavoro al pc, approfondisco un argomento su un manuale, ascolto un
    
    collega, eppure in ogni momento la mia mente torna a te, alla tua voce roca, alla tua calma.
    
    E’ come un flashback che gira in loop, ancora e ancora. Tu disteso sul letto, gli occhi piantati
    
    nei miei. Io sopra di te. Lui che cerca di prendermi da dietro, con entusiasmo, ma con
    
    evidente inesperienza. La tua voce pacata che gli spiega: “Piano, un millimetro per volta.
    
    Fermati anche. Mettici tempo, anche minuti”. Io che mi eccito più per la tua descrizione della
    
    lenta ma inesorabile inculata che mi aspetta, che per il cazzo dell’altro che, effettivamente,
    
    si sta già appoggiando a me.
    
    Lavorare? Come posso lavorare, in queste condizioni?
    
    Ti ricordo, e mi bagno. Mi agito sulla sedia.
    
    Recupero uno sfogo di pochissimi giorni fa, lo pubblico su Milu. Di solito espormi così mi
    
    calma. Mi rilassa.
    
    Stavolta non funziona.
    
    L’immagine dei tuoi occhi piantati nei miei, le mani a tener ferme le mie braccia, io supina sul
    
    letto, le gambe oscenamente spalancate, mentre l’altro sta per entrarmi dentro per la prima
    
    volta, mi sconquassa.
    
    Non ce la faccio più.
    
    Afferro la borsa, la giacca, ed esco.
    
    Ho già vissuto delle piacevoli pause pranzo, in passato. Sempre in compagnia, però. Non è
    
    mai successo di sentire un’esigenza così impellente di darmi piacere. Penso ...
    ... al bagno
    
    dell’ufficio, ma non è cosa: non saprei davvero che farmene, di qualche dito, adesso.
    
    Adesso mi serve qualcosa di decisamente più sostanzioso.
    
    Trovo le chiavi dell’auto, parto, in pochi minuti sono a casa.
    
    Corro per le scale. Recupero due dei miei giochi preferiti dal fondo del cassetto, e li guardo.
    
    Mi piace collezionarli. Realizzo di non usare un vibratore, internamente, per masturbarmi, da
    
    un sacco di tempo.
    
    Stendo il k-way sul letto, un telo mare… E finalmente inizio a seguire il bisogno sfrenato che
    
    mi hai lasciato addosso.
    
    Inizio col vibratore più piccolo, ma presto capisco di volermi sentire veramente piena. Quella
    
    misura non regge il paragone del ricordo: tu e il tuo amico insieme, dentro di me,
    
    contemporaneamente… Cambio giocattolo, e mi impongo un movimento più lento ma più
    
    ampio di quello che mi verrebbe spontaneo. Basta poco. Urlo. Urlo, alle due di pomeriggio,
    
    nel mio appartamento vuoto, sotto il sole che filtra dalle tapparelle mezze abbassate. Penso
    
    a te, penso all’altro. Penso che l’altro è durato troppo poco, ma subito il pensiero vola a te
    
    che integri con un giocattolo – proprio con uno di quelli che ho lì in quel momento.
    
    Penso al tuo cazzo piantato in culo, che mi pompa – io alla pecorina sul letto – mentre con la
    
    mano fai scivolare pian piano il vibratore nella mia figa. Una penetrazione lentissima e
    
    costante. “Che cosa stai facendo?”. “Voglio vedere fin dove arriva”. L’ingenuità, la mia, ...
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