1. I GIGLI DEL DANUBIO


    Data: 03/09/2020, Categorie: Autoerotismo Etero Sensazioni Autore: Dunklenacht, Fonte: RaccontiMilu

    Blumenburg, 3 novembre 1872.
    
    Il vento del Danubio diffondeva a destra e a manca il profumo dei gigli d’autunno. Lo si percepiva distintamente, specialmente su quella veranda, dove cresceva quasi ogni genere di pianta d’appartamento, oltre ad alcuni rampicanti, che quasi ispiravano l’affetto. Lei era seminuda, non portava indosso che una vestaglia bianca, la quale lasciava un po’ scoperte le sue forme di ventenne, statuarie, al pari delle belle caviglie, di cui una era ornata con una sorta di laccetto. La mano destra di quella giovane reggeva un innaffiatoio dorato, che sembrava confezionato da un gioielliere e spargeva tutt’intorno, sui bei gigli, una sorta di pioggia languida, che assomigliava ad una rugiada.
    
    Il sole sorgeva sulle acque del Danubio, visibile da quel terrazzo, al pari dei tetti del borgo di Blumenburg, la cittadina dei fiori, che tutti amavano, al pari della grande Festa dell’Autunno, che vi si teneva una volta all’anno e dove si potevano ammirare le piante più strabilianti che la natura potesse offrire. Non esito a confidare tutto questo al mio diario, al pari di come narro della visione un po’ offuscata e da dipinto della quale, nei primi istanti del mattino, si poteva godere dall’alto della terrazza di cui vi parlo. Di lassù, lo sguardo si perdeva in una distesa di case e casupole dalle forme aguzze e quasi romantiche, tinteggiate di bianco, di celeste o di verde chiaro, con le imposte marroni o di colore scuro, come si usava allora, nei paesi ...
    ... che facevano parte dell’Impero d’Austria e d’Ungheria. Più in là, in lontananza, spuntava, vaga nelle brume dorate di quel mattino di novembre, la figura del campanile gotico, il cui orologio segnava le ore per tutti gli abitanti di Blumenburg.
    
    La luce rossastra, vermiglia delle prime luci del giorno indorava quella visione.
    
    Su quella veranda non si spargeva tutt’intorno soltanto l’olezzo dei fiori e delle piante; invero, in quell’etere estasiato si propagava anche una musica di pianoforte, che proveniva dal salotto interno, tutto tappezzato di seta di Persia. Colà, una giovane si esibiva con passione ed eleganza, facendo scorrere le sue dita sulla tastiera di un piano verticale, di colore nero ed ornato con due vasi di fiori finti, collocati ciascuno rispettivamente all’estremità destra ed a quella sinistra di quel mobile prezioso. Appoggiata sulla parete opposta, vi era un’ottomana, la quale costituiva un vetusto mobile d’antiquariato e faceva risaltare ancor più i quadri di pittori fiamminghi, appesi tutt’intorno, che raffiguravano paesaggi.
    
    Ad un tratto, qualcuno suonò il campanello.
    
    – Avanti! – disse la governante.
    
    Apparve un giovane, che portava un cappello a cilindro sul capo e teneva in mano un bastone con il pomolo d’avorio. Egli chiese di Yvonne, di Yvonne, sì, la sua innamorata…
    
    Costei era la ragazza che innaffiava i fiori sulla veranda; nessuno fu in grado di trattenere lo sconosciuto, che corse dalla sua bella.
    
    – Voi! – gli disse la giovane, ...
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