1. 132 – La giovane Erica aperta in culo dal nonno


    Data: 27/08/2020, Categorie: Autoerotismo Etero Incesti Autore: ombrachecammina, Fonte: RaccontiMilu

    La settimana seguente, l’ultima di vacanza, una sera, successe che il nonno propose di andare tutti quanti a Castrocaro Terme a farci una bella passeggiata e a prenderci un buon gelato.
    
    Telefonai a Massimo e lui ci venne a prendere con la macchina, la nonna ed io, dietro, mentre il nonno davanti assieme a Massimo che era alla guida. Seguendo le indicazioni del nonno, una volta giunti nei pressi della gelateria, parcheggiammo in viale Marconi e a piedi raggiungemmo il ‘Gran Caffé 900 ‘ . Un locale molto elegante e raffinato, tavolini con tovaglie giallo ocra e un banco dei gelati angolare molto grande. Ci sedemmo e ordinammo secondo le nostre preferenze i gusti preferiti. Dopo pochi minuti arrivarono delle gigantesche coppe, artisticamente decorate con spicchi di frutta esotica. Il nonno mi guardava le gambe abbronzate con una certa insistenza, tanto che Massimo se ne accorse e sussurrandomi all’orecchio mi fece notare la cosa. Accostai le ginocchia per accontentare il mio dolce fidanzatino, mentre il nonno, accortosi della manovra, mi sorrideva maliziosamente e intanto continuava a guardarmi comunque le cosce. Mangiammo l’abbondante gelato e chiacchierammo un bel po’ ridendo e scherzando allegramente. Verso le ventitrè, il nonno si alzò e d’autorità pagò il conto. Quindi uscimmo, risalimmo in macchina ed al momento di decidere chi doveva stare davanti, il nonno fu ‘altruisticamente’ cavaliere e cedette il posto alla nonna. Ripartimmo per far ritorno a casa e in quella ...
    ... mezzora buona, su quel sedile posteriore, successero molte cose. Iniziò tutto dal preciso momento in cui abbandonammo i viali illuminati ed alberati di Castrocaro per inoltrarci nella statale completamente buia. Sentii immediatamente la sua mano posarsi sulla mia coscia e scivolarmi fra le gambe fino a raggiungere la mia umida vagina. Mi prese la mano e me la portò sul suo cazzone, era stato abilissimo a tirarselo fuori senza che nessuno se ne accorgesse, io lo impugnai, ma protestai con lui dicendogli sottovoce di smetterla che ci vedevano, ma lui, sicuro di se, mi disse di stare tranquilla. Sottovoce mi bisbigliò all’orecchio di togliermi le mutandine, protestai ancora, ma lui insistette ed io sollevai il sederino dal sedile e mi abbassai il perizoma. Lui completò l’opera sfilandomelo dalle caviglie e portandoselo al naso lo annusò a lungo inspirando l’aria a pieni polmoni. Mentre faceva questo percepii nella mia mano, il suo tronco indurirsi e irrigidirsi ulteriormente. Io provavo a combattere contro questo innaturale rapporto che si era creato e che continuava ad esistere, ma la mia fighetta mi remava indiscutibilmente contro. Il fiato caldo del nonno che soffiava parole dentro il mio orecchio; lui lo stava facendo per dirmi che ero bagnata e quando mi disse questa cosa mi chiamò anche ‘puttanella mia’ . Non era facile rimanere indifferente a quel mega cazzo, per me tenerlo in mano era sinonimo di eccitazione estrema. Mentre la nonna non smetteva mai di parlare, lui, si aprì ...
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