1. Tra le cattedre


    Data: 09/07/2020, Categorie: Autoerotismo Dominazione / BDSM Etero Autore: Il_Collezionista, Fonte: RaccontiMilu

    Le coincidenze mi portarono altrove. Prima con mia grande amarezza, poi con massima gioia. Ero scappato a una vita da borghese, per quanto un discorso del genere possa apparire una declinazione di ‘La volpe e l’uva’. Ma, se mille cose non fossero successe, se non avessi affrontato mille vicissitudini, non avrei mai rivisto Daniela. Cosa che invece accadde, quando un sabato pomeriggio entrai in un liceo classico tra i più famosi di Roma, in pieno centro, per tenere una lezione sul teatro. Perché, a causa di quelle mille vicissitudini, sono diventato un attore di teatro; un artista.
    
    Ho ventisette anni, e ben pochi tra i non patiti del teatro mi conoscono; e se molti cultori del teatro tradizionale conoscessero quello che metto in scena, mi sparerebbero senza provar rimorso. D’altra parte, un normale liceo statale per certi corsi extradidattici può permettersi solo attori emergenti e semisconosciuti. Ma mi piace pensare che tutto sia accaduto per incontrare ancora Daniela.
    
    La trovai in corridoio, a due passi dall’aula, ad attendermi; mi riconobbe senza indugi, mentre facevo i conti col mio stupore. Erano passati undici anni; eppure non mi sembrò sorpresa quanto me. Sembrava che mi aspettasse.
    
    -‘Allora adesso insegna qui, professoressa’, le dissi scherzando.
    
    -‘Sei puntuale come al solito. Sì, finalmente ho un contratto a tempo indeterminato’.
    
    Calcolai che doveva avere appena meno di quarant’anni. Era meravigliosa come quando la conobbi. Era allora solo una ...
    ... giovanissima supplente, in quel magico liceo cui Venditti dedicò una canzone.
    
    -‘Bene, i ragazzi ci sono già?’. Se l’avessi colpita con uno schiaffo, sarebbe stata molto meno basita.
    
    -‘Sì, ma &egrave presto. Non hai nient’altro da dirmi?’
    
    Pensai un attimo. La guardai e, sembrandomi davvero che per lei il tempo non fosse passato, scossi la testa.
    
    -‘Ah, sì. Scusami. Come sta Lauretta?’
    
    Sorrise, ormai arresa. Mi disse che sua figlia stava bene; che stava alle scuole medie. Quante volte, come potrei scordarlo?, la vedevamo in classe con gli occhi ancora chiusi perché l’allora bambina non l’aveva fatta dormire. Non che le guardassi solo gli occhi, ma essendo spesso seduta in cattedra non mi restava molto altro.
    
    -‘Allora ti occupi tu di questo corso di recitazione? Dieci anni fa noi non avevamo niente del genere’.
    
    -‘Sì. Certo che non hai mai detto così tante banalità tutte in una volta’. Forse aveva ragione; e dire che volevo proprio spiegare che per esser buoni attori non si deve mai cadere nell’ovvio. Ma, a parte questo, che razza di interrogatorio era? Cosa dovevo dirle?
    
    -‘Sono incinta’, mi disse di colpo. ‘L’ho scoperto una settimana fa e non l’ho detto ancora a nessuno’. Si toccò la pancia, ma la faccia era spettrale; a differenza della mia, che si illuminò un attimo prima che istintivamente l’abbracciassi e le facessi gli auguri.
    
    -‘Capisci che non potevo accorgermene. Così finalmente Lauretta avrà un po’ di compagnia’.
    
    Diede un’occhiata in aula. ‘No, ma ...
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