1. Francesca trova il suo posto - capitolo III - Collana l'abisso e l'inferno


    Data: 31/05/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Koss, Fonte: EroticiRacconti

    Cinque anni prima.
    
    La puledra trottava e sgroppava, sudava e rompeva, il Padrone implacabile la frustava senza pietà. – Su bella, manda quelle ginocchia in alto e mantieni il ritmo. – La puledra stava impazzendo dalla fatica, erano due ore che il suo Padrone la stava massacrando facendola trottare e tirandola per le briglie che passavano tra gli anelli di tutti i punti più sensibili del suo corpo, sentiva dolori lancinanti ai capezzoli ed al clitoride, mentre le grandi labbra stavano diventando insensibili. Trainare un calesse era stato il suo sogno, ed ora lo stava realizzando, ma il prezzo da pagare, se ne stava rendendo conto, era molto alto. Finalmente lui la mise al galoppo e lei poté liberare la sua potenza in una corsa selvaggia e rabbiosa. – Brava, brava, corri, corri, diventerai una campionessa. La mia campionessa. – Ed Helga corse come mai nella sua vita. Era in addestramento da una settimana e sentiva il suo corpo diventare ogni giorno sempre più forte, pronto e scattante, come mai prima.
    
    Oggi.
    
    Si chiamava Helga, il nome faceva pensare ad una giunonica, bionda e nordica, dominatrice. Niente di più sbagliato. Era una puledra. Alta era alta. Centoottantacinque centimetri al garrese, pardon, dalla testa ai piedi, scalza. Bardata arrivava a quasi due metri, e di nordico non aveva niente. Non era solo alta, era anche robusta, mora e di carnagione scura, due grosse tette ed un viso spigoloso, ma non brutto, diciamo interessante. Atletica, tutta nervi e ...
    ... muscoli, con un corpo scolpito, muscoli lunghi e forti, senza molte curve, ma armonioso. Il fisico di una ex atleta che aveva gareggiato ad alti livelli fino a venticinque anni. Il Master l’aveva conosciuta trentenne, ora ne aveva quasi trentacinque, ma era sempre in ottima forma. Helga non parlava, il Master non conosceva la sua voce, così aveva voluto lei. Si scambiavano sms o mail e così avevano preso tutti gli accordi iniziali e quelli che servivano di volta in volta.
    
    Era già lì, al cancello della tenuta toscana che li attendeva scalpitante in una tarda e splendida mattinata di fine settembre. Quando il Master scese dalla macchina per aprire il cancello si rivolsero un cenno di saluto, neanche una parola, poi lei montò in macchina e seguì quella del Master giù per la valletta verso la casa. Su un’aia si affacciavano la casa Padronale, la casa della coppia asiatica che lavorava per il Master, una ex stalla che ora faceva da magazzino e una piscina, La strada continuava fino al mare, la discesa dal cancello al mare era quasi sempre dolce, tranne il tratto iniziale e quello finale e misurava circa un chilometro. Questa strada era attraversata, verso la metà, da un’altra, perpendicolare a questa che era lunga circa un paio di chilometri, poi c’erano innumerevoli sentieri. Sopra questa strada c’erano gli ulivi, sotto il vigneto che scendeva fino a poche decine di metri dal mare. Parcheggiarono le macchine, la mora scese dalla sua e seguì il Master verso le stalle, mentre Anna, ...
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