1. STORIA DI UN SUPERDOTATO


    Data: 23/12/2017, Categorie: Etero Sesso di Gruppo Autore: suve, Fonte: RaccontiMilu

    Mi fa incazzare sentir dire e ripetere ‘le misure non contano’, ipocrita affermazione di tante donne e vana scusa di tanti uomini. Mi incazzo ancora di più quando sento entrambi i generi commentare ironicamente ‘il nero di whatsapp’: ‘certe cose non esistono’, ‘quanta abbondanza’, ‘ce l’avesse mio marito’, ‘magari a somigliargli’.
    
    Ma che ne sapete voi di cosa vuole dire averlo abnorme?
    
    Mi chiamo Massimo (chissà se &egrave stata una scelta goliardica quella dei miei genitori di chiamarmi così) e mi presento: Sono alto 182 centimetri, peso 75 chilogrammi, sono bianco (a scanso di equivoci, non sono evidentemente quello di whatsapp) e il mio ‘affare misura’ 24 centimetri a riposo e 35 in erezione, con un diametro, eretto, di otto centimetri.
    
    Beato te dirà qualcuno’ BEATO UN CAZZO! Sì, proprio, il mio.
    
    Finché ero ragazzino, e non badavo a certe cose, ero quasi orgoglioso quando una qualche zia ricordava a mia madre i tempi in cui mi cambiavano il pannolino e vedevano ‘quella cosa’ sul mio inguine. Oh, ci avranno certo riso ed io, beato infante, avrò riso vedendo loro, senza poter immaginare cosa sarebbe successo poi.
    
    Il primo shock l’ho avuto nella pubertà, con la mia prima erezione spontanea, quando mi misi quasi a piangere vedendo quel palo che si ergeva dal mio inguine (e ancora non era arrivato alle dimensioni attuali) e non sapevo spiegarmi cosa succedesse al mio corpo.
    
    Per farla breve racconterò succintamente i periodi successivi, cio&egrave quelli in cui ...
    ... la perfidia dei ragazzi con cui magari facevo la doccia dopo la scuola calcio (ero un discreto centrocampista fino a che ho smesso, quasi subito anche per quel motivo) li induceva a prendermi in giro davanti a tutti: ‘Dumbo’, e non era per le orecchie; ‘Artigliere’, ed altri soprannomi ancora per irridermi. I più smaliziati mi chiamavano ‘Rocco’ ma durò poco: crescendo sembrava un complimento.
    
    E complimento misto a invidia forse lo era, ma io soffrivo questa forma di bullismo, mi sembrava di essere un marziano capitato per caso sul pianeta terra, e ciò mi ha portato a chiudermi in me, a ‘nascondermi’.
    
    D’altronde che ne potete sapere della coltellata al cuore che &egrave il vedere la ragazzina che mi piaceva e con cui stavo iniziando un filarino scappare’ sì, letteralmente ‘scappare’, dopo esserci scambiati teneri baci, quasi i miei primi, aver assaggiato la morbidezza del suo seno, delle sue cosce. Solo perché, eccitato, lo avevo tirato fuori. Non scorderò mai la sua faccia mentre già tendeva la mano per impugnarlo e darmi quella soddisfazione che anelavo, la mia prima sega fatta da mani diverse dalle mie.
    
    Sorpresa, sgomento’ paura. Si alzò dalla panchina del parco dove ci eravamo appartati e corse via senza voltarsi indietro, e da quel momento, a scuola, mi evitò accuratamente.
    
    Certo, la voce iniziava a girare e intuivo tanta curiosità nelle ragazze che conoscevo: sorrisi maliziosi, battutine ambigue ma mai, mai più ebbi l’occasione di appartarmi con qualcuna. Al ...
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