1. Dopo


    Data: 21/12/2017, Categorie: Erotici Racconti Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    C. era dominicana, splendida nella sua pelle leggermente scura, coi capelli lunghi sino a quasi mezza schiena, gli occhi scuri e profondi e i seni piccoli ma pronunciati.
    
    Tra me e me avevo spesso sperato di trovarne una come lei. Una che, a un corpo eccelso, unisse anche una mente brillante e un temperamento solare.
    
    E avevo avuto quella fortuna.
    
    Lei stava sotto, accogliendo ogni mia spinta con un gemito, adorando ogni istante, bevendo insieme a me dalla coppa della passione. Gemevamo quasi all’unisono mentre mi sforzavo di non venire. Non subito.
    
    Volevo che durasse. Volevo prolungare quel nirvana, perdermi dentro di lei. Annullarmi come la cognizione del tempo che avevo perso quando, trovata la nostra alcova, il nostro talamo, c’eravamo reciprocamente dati piacere sino a quell’istante.
    
    Lo pretendevo. Mi sforzai di non cedere.
    
    Ma dopo un po’ mi sentii come un equilibrista in bilico su una corda. La guardai. Allungava il collo, arcuava la schiena, tutto nel suo corpo lasciava presagire un godimento estremo. Gli occhi socchiusi la facevano sembrare in trance, come se la coscienza fosse lontana, annegata tra i flutti del piacere e la marea dell’eros che ci pervadeva.
    
    Fu un grave errore guardarla. L’avevo già fatto. L’avrei rifatto altre mille volte.
    
    Ma sapevo che era un’errore, perché ora avrei voluto darle tutto. Darle il massimo piacere.
    
    E poteva accadere solo godendo a mia volta del suo corpo. La baciai. Mai con la lingua. Non le piaceva.
    
    Ma ...
    ... andava bene. Non cercavo un bacio fine a sé.
    
    Cercavo una comunione e parte di me sapeva che l’aveva trovata ma purtroppo, sapevo bene che sarebbe presto finita. Eppure, guardandola capì che non ci sarebbe stato nulla di meglio. Mai.
    
    Niente meglio di quell’istante in cui due corpi, due menti e due anime divetavano un solo essere.
    
    C. sospirò quando uscì. Di poco. Volevo avere lo slancio per entrarle dentro. Volevo sciogliermi in lei.
    
    La sua voce mormorò un’apprezzamento che, detto da chiunque altro sarebbe stato generico ma non da lei. Da lei era pura poesia. Le tintillai i seni e strizzai i capezzoli. Lei alzò le gambe, pronta al gran finale.
    
    Entrai dentro di lei fino in fondo. Affondandole dentro e poi spingendo a ritmo parossistico, portando il sesso all’estremo, incurante di tutto tranne quell’istante.
    
    Sentii montare l’orgasmo e ruggì gutturalmente la mia approvazione mentre il suo godimento incontrava il mio. Le nostre voci si unirono come il nostro sommo piacere. Poi caddi, sforzandomi di essere delicato, sul suo petto. E la mia mente si spense.
    
    Galleggiavo in una foschia. Chiudevo gli occhi, li riaprivo. Era un nirvana. Le accarezzai il viso mentre lei intrecciava le gambe alle mie, giocando a un gioco che già conoscevamo ma che mai cessava di stupirmi.
    
    “&egrave stato bellissimo.”, sussurrai. Odiavo parlare ma nel dopo la parola era tutto quello che restava. L’unica possibilità di dare al paradiso tempo e spazio.
    
    “Lo é sempre.”, rispose lei. La ...
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