1. Caterina e Ciro


    Data: 22/04/2020, Categorie: Sentimentali Autore: Lucido De Lirio, Fonte: EroticiRacconti

    Cenni storici
    
    Nella notte del 3 marzo 1944 avvenne il peggior disastro ferroviario in Italia. Vi persero la vita tra le cinquecento e le seicento persone; una stima precisa non si è mai potuta fare. Non ci furono scontri, né deragliamenti, né crolli. Non ci furono corpi straziati, né sangue sparso. Il più dolce e subdolo dei killer addormentò quella gente per non farla svegliare mai più.
    
    Nella galleria delle armi (lunga 1926 metri), sulla linea Battipaglia – Potenza, un treno merci, sovraccarico di disperati viaggiatori clandestini si arrestò, impossibilitato a proseguire. Il monossido di carbonio sprigionato dalle due locomotive in pochi minuti fece perdere i sensi prima e la vita poi quasi a tutti. Pochissimi fortunati si salvarono.
    
    Note bibliografiche
    
    Chi volesse approfondire i dettagli sulle modalità e le presunte (sì, ancora oggi presunte…) cause può consultare, oltre che Internet e Wikipedia, i due libri indagine scritti da Gianluca Barneschi.
    
    Segnalo anche il libro “treno 8017” di Alessandro Perissinotto, in cui l’autore costruisce sulla vicenda, su un amore spezzato da questa, un bel poliziesco.
    
    N.d.a.
    
    I dialoghi sono scritti in dialetto napoletano, cercando di mantenerli semplici e comprensibili. Dopo la fine ho comunque inserito una trascrizione in italiano.
    
    Napoli, 1 marzo 1944.
    
    - Ciro! Ciruzzo … vien’accà …
    
    Ciro si voltò e la vide sull’uscio della bottega. Fece un cenno come a dirle “cosa vuoi?”
    
    In risposta ne ebbe un altro ...
    ... perentorio, brusco con la mano: “vieni!”.
    
    Lasciò i ferri sul bancone e andò dal proprietario della bottega
    
    - Donn’Arma’ … scusate, ci sta Caterina, la mia guagliona … mi date cinque minuti?
    
    - vabbuò, Ciro. Ma poi recuperi e mi finisci il lavoro per stasera.
    
    - Sì, sicuro. Grazie.
    
    - che bbuo’, Catari’?
    
    - Vien nu poco a via ‘e fore, Cirù … nu guaio … amme fatt’ nu guaio.
    
    Ciro l’accompagnò fuori dalla bottega, si appartarono.
    
    - che guaio?
    
    - Cirù, io aspetto … na criatura …
    
    Caterina si carezzò la pancia e Ciro la sfiorò anche lui con le mani incredulo.
    
    - Sì sicura?
    
    - Sì, so’ ghiuta addu’ ‘onna Carmilina … ‘a mammana …
    
    Ciro trasalì. Donna Carmelina, la levatrice, praticava anche aborti clandestini.
    
    - to vuo’ leva’?
    
    - nun sia mai! Ciru’. sta criatura io a voglio!
    
    - pure io …
    
    L’abbracciò piangendo. Tra i singhiozzi Caterina riprese
    
    - ‘o ssai ca pateme m’accire … accire a tutt’e ddoie … a tutt’e tre.
    
    - Catari’ … cu patete nun se parla. Ce n’amma fuì …
    
    - addo’? Addo’ putimm’ i?
    
    - in Calabria. T’aggio ritt’ ca ce sta mia zia, a Corigliano. Essa me vo’ bene. Là stamm’ sicuri.
    
    - comme ce ne iamm?
    
    - co’ treno. Riman’ ce verimm’ a’ stazione ‘e ttre … là verimmo comme fa’
    
    I soccorritori, tra le centinaia di cadaveri che rimossero dal treno la mattina del 3 marzo, si commossero trovando questi due giovanissimi corpi abbracciati, con lui nell’atto di baciarla sul ventre.
    
    Nessuno seppe che al tragico, anche se mai definito, ...
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