1. LO STRANO CASO DI DEBORA C.


    Data: 14/02/2020, Categorie: Lesbo Autore: terzopiano, Fonte: RaccontiMilu

    ... le mille implicazioni dello stare con loro. Sì, sono una fottuta lesbica e impongo il mio potere quando faccio all’amore, ma maschero bene la vera natura sessuale, nel mio ambiente la userebbero per farmi fuori.
    
    Non avendo famiglia, aiuto i ragazzi quasi come un contrappasso alla mia anomalia sociale.
    
    Fu circa una settimana dopo che ricevetti una telefonata in ufficio ed era questa Debora C. che mi aveva sentita al liceo e che mi farfugliava al telefono una serie di frasi e non capivo dove voleva andare a parare. Era più chiusa di un’ostrica, alla fine intuii che mi voleva parlare. Le chiesi quando e mi disse che poteva essere libera da scuola il giovedì dopo. Così la ricevetti in ufficio.
    
    Si era messa in ghingheri, con le sue tettine fasciate in una camicetta giusta giusta, una gonna al ginocchio. Era seduta davanti a me e la guardavo, stavo fotografando nella mia memoria un’adolescente un attimo prima che sbocciasse in una donna.
    
    Menò il can per l’aia per qualche minuto: “Volevo chiederle che studi devo fare per avviarmi a una carriera di giudice…La mia famiglia non ha molti soldi, dovrei anche mettermi a lavorare…”. Si muoveva sulla sedia come se fosse bollente, era a disagio e fuori luogo. Mi alzai, presi una sedia e mi sedetti al suo fianco. Le strinsi una mano, fredda, tenera, sudaticcia: “Tutto ciò che mi dirai resta qui tra noi…Sono tenuta al segreto”, mentii per sgelarla. Debora stette a guardarmi fissa per una ventina di secondi, i suoi begli occhi ...
    ... marroni ora non erano più così ingenui e le si stavano riempiendo di lacrime. “Vede, a casa non sto bene…”. Venne fuori che sua madre era una romena e se n’era andata e lei era restata con suo padre.
    
    Ancora non capivo ma lei, quasi a mantenere un suo indicibile segreto, silenziosamente piangeva. Così la rassicurai e mi insinuai nella sua vita tenendola stretta a me per qualche momento: “Dai, dimmi tutto”. “Papà insiste con me…mi sta dietro…vuole che gli faccia delle cose…”. Insomma il porco se la voleva fare e glie lo metteva in mano, le toccava i seni, le stava dietro. Lei si chiudeva in camera, ma la situazione era ormai quasi fuori controllo.
    
    Scoprii che questo Pietro, il padre, lavorava come idraulico all’azienda municipale, era uno degli italiani che si accasavano con le romene quando ancora non erano cittadine europee. Aveva conosciuta Myrian, la madre, che lavorava al mercato in un banco di verdura. Lei era restata con lui ed aveva continuato il suo lavoro fino a quando Debora era arrivata ai tredici anni. Un giorno, tornando a casa padre e figlia avevano scoperto che la mamma se n’era partita. Al mercato dissero che si era licenziata la settimana prima.
    
    Trattai la cosa usando la burocrazia per convocare l’uomo, ma non aprendo nessuna pratica. Lo tenni in piedi davanti alla mia scrivania, lo richiamai ai suoi doveri, gli prospettai un futuro fosco: sotto processo, via dal lavoro, il disastro sociale. Poi lo feci sedere, lo indussi a ragionare: “Vuole rovinare se ...
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