Le mutandine dell’amica di mia figlia (cap 7)
Data: 12/02/2020,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: PifferaioMagico, Fonte: EroticiRacconti
Dopo un paio d’ore di segregazione, nelle quali - grazie alla lunghezza della catena - riesco ad arrivare dal termosifone fino al lavandino per riuscire a bere un po’ d’acqua, Veronica rientra in bagno e con una piccola chiave mi sblocca le manette.
— Sei libero, cane.
— Che significa? — dico io.
— Per ventiquattr’ore puoi puoi fare quello che ti pare. Ci prendiamo una pausa fino a domani pomeriggio. È la mia mistress che mi ha ordinato così.
La sua mistress? Mi sembra davvero un sogno!
Ripenso a cosa mi è accaduto nelle ultime ore. La giovane amichetta di mia figlia prima mi tende un tranello per riuscire a imbucarsi dentro casa. Poi mi fa scivolare in un gioco di perversioni, fatto di bende, manette, mutandine da donna, pinze per capelli che strizzano capezzoli e spazzolini infilati con dolcezza su per il sedere.
Sul più bello, ecco spuntare fuori una fantomatica mistress e una pausa ben peggiore di un coito interrotto.
— Allora, Veronica, ci vediamo domani.
Un nuovo schiaffo mi colpisce in pieno sulla guancia sinistra.
— Ci prendiamo una pausa — dice seriosa — ma io non smetto di essere la tua padrona, cazzo!
Resto stordito, ma anche eccitato. Mi piace questa sequenza labirintica, dove nessuno capisce la direzione della storia.
— A domani, padrona — sussurro allora con gli occhi bassi. Mi accorgo di avere ancora indosso le sue nuove mutandine rosse.
— Vieni qua — dice lei. Ma senza attendere risposte, colpisce con la mano i miei ...
... capezzoli, facendo cadere in terra le due pinze squarcia-carni. Un formicolio misto a dolore puro mi si irradia lungo l’ampiezza del torace. Faccio uno scatto con il collo.
— E bravo il mio schiavetto. Riposati che ti vedo un po’ stanco. Prima però ti ho preparato la cena.
Si dirige in cucina e io la seguo affascinato da ogni singola sua mossa. Dove avrà imparato così bene l’arte della dominazione? E questa mistress nominata, chi è?
— A quattro zampe come un cane! — mi ordina.
Da una vaschetta di alluminio trovata in frigorifero, Veronica afferra una coscia di pollo semi-congelato, se la rigira un po’ e poi la addenta, guardandomi con arroganza. Sorride e mastica nello stesso tempo. Dopo una trentina di secondi, Veronica risputa lentamente la poltiglia nella stessa vaschetta grigiastra.
— Ecco la pappa per il mio cagnolino — dice soddisfatta. Prende la mia testa e la dirige verso il pavimento. Io prima odoro e poi aspiro una porzione di pollo insalivato. All’improvviso mi afferra per i capelli tirando verso l’alto.
— Aspetta, il pollo freddo non è buono…
Si accovaccia sopra la vaschetta, scosta le mutandine bianche e… piano piano… inizia a pisciarci dentro. Un paio di spruzzate possono bastare.
— Ora sì che i bocconcini sono della temperatura giusta! — Riabbassa la mia testa e mi lascia grufolare come un animale selvatico.
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Il mattino seguente (dopo aver fatto due-tre docce ghiacciate per riprendermi) decido di affacciarmi in ...