1. 044 – Diana e lo stupro davanti ai genitori


    Data: 23/01/2020, Categorie: Etero Incesti Sesso di Gruppo Autore: ombrachecammina, Fonte: RaccontiMilu

    Mi chiamo Diana e sono una ragazza, oggi ventiduenne, abito a Padova ed ho subito uno stupro di gruppo di fronte ai miei genitori quando avevo da poco compiuto i vent’anni. Dicono che io sia carina; le mie caratteristiche salienti sono: Taglia quarantadue, occhi castani e capelli lunghi un po’ mossi, ho un bellissimo sederino tondo e sodo e porto una terza misura di seno.
    
    Non ho mai avuto il coraggio di denunciare gli stupratori, non per paura delle conseguenza, ma per una questione di onestà nei miei e nei loro confronti. Sicuramente per voi non sarà facile comprendere, ciò che ho appena detto, ma io vi voglio spiegare e cercare di far si che voi riusciate a capire le mie motivazioni.
    
    Parto da un presupposto, io non ho mai compreso le ragazze che, senza subire violenza fisica e per violenza fisica, intendo: Botte, pugni, calci, bastonate e altre cose del genere, dopo uno stupro, vanno in ospedale!!
    
    Voglio dire, ma dopo ogni rapporto con vostro marito o con il vostro fidanzato, andate in ospedale?
    
    Boh!!
    
    Quel giorno, erano le dieci del mattino ed io tornavo da uno dei tanti inutili colloqui di lavoro, era estate ed io ero ‘svestita’ in modo provocante, con una gonna corta, corta e una maglietta di cotone attillata, sotto indossavo solo un tanga ridotto, ridotto. Scarpe con il tacco che aiutavano la mia solita camminata sculettante e tentatrice. L’azienda dove mi ero appena recata era molto vicina a casa mia e quindi, come all’andata anche al ritorno me la ...
    ... feci a piedi. Arrivata a poche centinaia di metri da casa mia, invece di compiere l’intero giro dell’isolato sulla strada principale decisi di passare da uno stretto vicolo che mi avrebbe accorciato il cammino.
    
    Appena svoltai l’angolo li vidi, erano sei ragazzi dai diciotto ai trent’anni, mi fermai una frazione di secondo e pensai di tornare indietro, poi stabilii che avrei proseguito diritta davanti a me. Tenni lo sguardo basso e li superai; al mio passaggio loro avevano commentato volgarmente il mio abbigliamento e anche apprezzato sempre salacemente il mio corpo, specie in alcune parti per loro fondamentali.
    
    Mi mancavano una ventina di metri per uscire dal budello quando una mano mi abbrancò il braccio destro e subito appresso un altro mi bloccò il sinistro.
    
    Furono attorno a me in un battito d’ali ed io sentivo le loro mani addosso accarezzarmi dappertutto, poi uno di loro mi chiese dove abitassi ed io inizialmente mi rifiutai e quello più alto mi prese una mammella stringendomela fra le mani e provocandomi un lieve dolore.
    
    ‘Lasciatemi stare dai, vi prego, abito qui vicino’..’
    
    ‘Ok dai ti accompagniamo a casa allora”.’
    
    ‘Si ma lasciatemi le braccia per favore!’
    
    Uno di loro quello più grosso, mi mise una mano attorno ai fianchi come se lui ed io fossimo fidanzati, e ci avviammo. Aveva un accento meridionale, e forse era il capo del gruppo”’
    
    ‘Non ti preoccupare, non vogliamo fari del male”.’
    
    Poi lo sentii, parlare sottovoce con gli altri e loro si ...
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