1. Storia d'una cortigiana -- ares e afrodite (pt.1)


    Data: 15/12/2019, Categorie: Etero Autore: SinfoniaDInchiostro, Fonte: Annunci69

    Parigi – 1700
    
    “Hai perso la posa. La mano.”
    
    Sospirai e riportai la mano a sorreggermi il capo.
    
    M’annoiavo.
    
    Pensavo che esser scelta da un pittore come Musa fosse un’esperienza più entusiasmante.
    
    Ricordavo bene la mattina in cui avevo letto il biglietto di Andrè, dove – con tono accorato e affascinato – mi supplicava di fargli l’onore di prestar volto e corpo al soggetto di un suo quadro.
    
    Avevo accettato con divertimento, cogliendo uno dei molti vantaggi d’esser una delle cortigiane più alla moda e desiderate di Parigi.
    
    In molti pittori s’erano offerti di farmi un ritratto, più per entrare nelle mie grazie che per interesse, Andrè invece, non voleva che lo presentassi a questo o quel nobile, che lo introducessi in un certo salotto, voleva solo ritrarre la mia bellezza.
    
    Dopo colazione mi ero quindi recata nel suo studio, una mansarda in Rue D’Agout, una piccola via anonima nel quartiere artistico, ed ero entrata in un mondo a parte, permeato dall’odore umido e grasso di creta e argilla, colori ad olio e tele nuove.
    
    La stanza era piccola ma pulita curata - l’apparente disordine era in realtà ordinato – le finestre su pareti e tetto facevano entrare ogni raggio di sole e garantivano una meravigliosa, esclusiva, vista sui tetti, le pareti erano piene di bozzetti disegnati a matita, quadri incompiuti o copie d’altre opere.
    
    Era così diverso dai miei appartamenti pieni di costosi regali, lussi e vizi ma mi piaceva.
    
    Mi piaceva l’odore, il camino ...
    ... confortevole, mi piaceva come Andrè si muoveva nell’ambiente.
    
    La stanza era arredata in modo semplice, un paravento di vimini intrecciati, un’ ampia ottomana rivestita di velluto rosso scuro e cuscini, tavoli, sedie e cavalletti.
    
    Con modo lievemente imbarazzato mi aveva indicato il paravento da cui ero uscita con solo delle gocce di profumo al mughetto a coprirmi.
    
    Seguendo le sue indicazioni mi ero sdraiata sull’ottomana, i cuscini a circondarmi, appoggiata sul fianco sinistro, una gamba distesa e l’altra appena piegata, una mano a sorreggere la testa e l’altra languidamente adagiata s’un fianco.
    
    Un gioco di specchi rimandava il mio riflesso e mi compiacevo del modo in cui il tessuto dal colore così scuro, quasi sanguigno, faceva risaltare la mia pelle quasi traslucida e i capelli sciolti e scuri.
    
    In questo momento però, dopo quasi due ore sdraiata in quella posa, la noia era diventata mia compagna di gioco.
    
    Lo sguardo vagava per la stanza, osservando dipinti e disegni, per poi soffermarsi sulla figura snella e agile di Andrè.
    
    Dipingeva in maniche di camicia e, quando s’allontanava dalla tela, potevo ammirare la rotazione del busto, il movimento delle braccia e delle mani, la solidità delle gambe.
    
    “Posate anche voi come modello, ho ragione?”
    
    “ Si, ogni tanto. Come l’avete capito?”
    
    “ Avete un fisico molto armonico e un viso espressivo, dubito che possiate passare inosservato a qualche artista e come personificazione di Apollo o Ares sareste davvero ...
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