1. La prima volta con sonia


    Data: 24/10/2019, Categorie: Etero Autore: juda_s, Fonte: Annunci69

    Sonia è una collega.
    
    Lavoro come sistemista-programmatore per un’azienda che ha filiali su tutto il territorio nazionale, seguo la fascia che comprende lombardia-veneto-friuli.
    
    Praticamente vivo tra macchina, hotel, uffici.
    
    Conosco molte persone, ovviamente, ed inevitabilmente si sviluppano antipatie e simpatie.
    
    Quella per Sonia è stata automatica, è scattata immediatamente.
    
    Di Bergamo, vent’anni meno di me, piccolina, sportiva, molto intelligente e simpatica, ci conoscemmo proprio nella sede della provincia di Bergamo in cui lavorava, con contratto a termine, ed entrammo subito in sintonia: in poche parole, era l’unica cui potessi chiedere di fare qualche operazione sulla macchina che la facesse senza sbuffare e, soprattutto, in modo corretto.
    
    Per me fu naturale cominciare ad utilizzare vezzeggiativi come “cara”, o “tesoro”, durante le – peraltro rare – chiamate di assistenza.
    
    A termine contratto fu lasciata a casa, con mio sommo dispiacere; tuttavia, alcuni mesi più tardi, venne assunta in una sede del bresciano e ci ritrovammo. Il direttore di filiale, saputo che già ci conoscevamo, conscio delle capacità organizzative e relazionali di Sonia e scoperto che in passato già mi ero avvalso della sua collaborazione, non esitò un attimo a “nominarla sul campo” mia “assistente” per le magagne tecnologiche dell’ufficio. Ciò, ovviamente, incrementò notevolmente i nostri contatti, per lo più telefonici o epistolari e ci porto, in qualche modo, ad ...
    ... approfondire la conoscenza, partendo da piccole confidenze per arrivare a torrenziali chat notturne.
    
    D’altra parte, le mie serate in albergo erano lunghe e noiose e la sua vita da mamma single – cosa che scoprii solo dopo un bel po’ di tempo – piuttosto piatta.
    
    In comune avevamo un certo modo di intendere il lavoro, un certo impegno sociale e la passione per la corsa, l’unico sport che un trasfertista come me può praticare più o meno ovunque. Dunque, in breve si passò a confidenze più intime, ad un vero e proprio confronto, in cerca di supporto per le problematiche varie della vita.
    
    Mi sfogavo con lei per i problemi con mia moglie, mi chiedeva come affrontare l’adolescenza del figlio e via discorrendo.
    
    Ma qualcosa, tra di noi, stava cambiando: per quanto nessuno dei due volesse ammetterlo, si stava creando della tensione, un’attrazione, quella cosa che ti fa dire “sei già qui? Che bello!” o “bene, domani vado a Brescia, così ci vediamo e facciamo due chiacchiere…” invece di “madonna che palle, di nuovo in quel postaccio…”.
    
    Le poche volte che ci incontravamo erano abbracci sempre più lunghi e stretti, baci sempre più di labbra e meno di guance, mi accorgevo di volerla non solo vedere, mi rendevo conto che mentre l’abbracciavo e sentivo che premeva il suo corpo contro il mio in un modo del tutto inadatto ad un saluto tra colleghi mi veniva duro, e mi premevo contro di lei più a lungo possibile.
    
    I nostri messaggi, peraltro, sempre più spesso chiudevano con una piega ...
«1234...9»