1. L’arroganza paga


    Data: 28/11/2017, Categorie: Dominazione / BDSM Etero Sensazioni Autore: claudia12, Fonte: RaccontiMilu

    Avevo fatto una cazzata. Una gigantesca cazzata. Un errore di valutazione da novellina, le cui conseguenze mi parevano chiare: licenziamento e smerdamento di fronte ai colleghi.
    
    Suonerà ridicolo, ma era più l’aver perso la faccia a tormentarmi. Dovete capire che io sono sempre stata una molto sicura di sé, al limite dell’arroganza. Va bene, facciamo gli onesti e diciamo che ero una vera supponente del cazzo. Insopportabile. &egrave che sono sempre stata piuttosto brava in tutto, senza sforzo, perciò per me era naturale assumere un atteggiamento da sotuttoio.
    
    Potete ben capire come fossi benvoluta dai miei colleghi. Mi odiavano cordialmente, e la cosa mi aveva sempre divertito. Fino a quel giorno almeno. Era palese il loro godimento nel vedermi caduta dal mio piedistallo alla poltrona più scomoda di fronte alla scrivania del capo, pronto a farmi un cazziatone di dimensioni epiche, qualcosa da riportare negli annali insomma.
    
    Io e lui, il capo, avevamo sempre avuto un bel rapporto professionale. Mi piaceva pensare che mi considerasse quasi una sua pari, o comunque il suo braccio destro, qualcuno di cui fidarsi e a cui affidare i compiti più difficili.
    
    Invece adesso lui era il professore deluso e abbondantemente incazzato, mentre io ero la scolaretta deficiente che non ha imparato nulla. E da buona scolaretta deficiente, il mio unico pensiero in quel momento era che almeno la sgridata non stava avvenendo davanti ai miei compagni di classe.
    
    Pensiero appena ...
    ... formulato e, sicuramente, immediatamente decifrato dal mio capo che all’interfono fece chiamare dalla sua segretaria Filippo e Stefano. Erano i due cretini con cui condividevo il ruolo di caporeparto, i quali non ci vedevano più dalla gioia quando si erano accorti del casino che avevo combinato.
    
    Entrarono con un sorriso luminosissimo che andava da un orecchio all’altro, e si sedettero comodi sulle altre due poltrone rimanenti, annuendo compiaciuti alle parole acide che il capo continuava a riversare su di me.
    
    Volevo morire. Stavo per essere licenziata dal lavoro dei miei sogni, in cui ero una campionessa, e il tutto accadeva di fronte ai due elementi dell’ufficio che più detestavo. Che figura di merda. Non sarei mai più riuscita a guardare in faccia nessuno là dentro.
    
    Non vedevo l’ora che finisse, ma a quanto pareva mancava ancora parecchio. Dopo tre quarti d’ora passati a rivolgere il viso paonazzo alle mie ginocchia, sentii le terrificanti parole “non credo che l’azienda avrà più bisogno dei suoi servizi.”. E in quel momento, esattamente nel mezzo secondo seguito a questa frase, il mio cervello andò in tilt. Al posto di annuire e andarmene con l’ultimo grammo di dignità rimastomi, alzai gli occhi lucidi e implorai “no, la prego, non mi faccia questo! Sono disposta a qualsiasi cosa, ma non mi licenzi, la scongiuro!”.
    
    Sono disposta a qualsiasi cosa? Una frase da film porno, pure scadente direi. Non so che mi avesse preso. Come potevo voler rimanere a lavorare lì dopo ...
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