1. A spasso nel tempo 2


    Data: 07/09/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: Raccontando, Fonte: Annunci69

    Gismondo si svegliò che il sole era allo zenit.
    
    «Goffredo, Goffredo, alzati è tardissimo. Dovremmo essere già rientrati! Speriamo che non sia passato nessuno di qua, se ci avesse visto qualcuno così, nudi sull’erba, sarebbe la fine. Oh Signore, perdonami per i peccati commessi. Non condannare la mia anima». Si voltò verso di me. La sua espressione era severa, tesa, preoccupata.
    
    «Quello che è successo», disse finendo di rivestirsi, «è stato solo un errore dovuto alla tentazione della carne. Mi hai sedotto e potrei farti condannare per magia nera, ma non lo farò. Non ti voglio alle mie dipendenze, tornerai alle dipendenze di Ettore». Salì subito sul suo cavallo e si avviò. Poco dopo lo raggiunsi. Gli stavo dietro e non parlavo.
    
    Ero deluso e triste per quella reazione. Tuttavia compresi lo stato d’animo di Gismondo. Se era difficile per noi nel 2018, figuriamoci per lui nel 1200. Durante il tragitto lo osservavo da dietro. I suoi morbidi e ricci capelli biondi che cadevano sulle sue spalle possenti; il suo portamento fiero e nobile; il profumo della sua pelle; il sapore delle sue intimità: mi ero innamorato. Ma quanto sarebbe durato questo sogno? Perché doveva essere necessariamente un sogno. Io ero Gabriele nato nel 1996…
    
    Giungemmo al castello. Lasciammo i cavalli nelle scuderie e ci dirigemmo velocemente all’ingresso laterale. Gismondo camminava veloce e giunse nella sala grande. Non c’era ancora il ritratto.
    
    «Gismondo!», la voce furente del conte Enrico mi ...
    ... fece tremare, «dove diavolo siete stati? Doveva essere una passeggiata veloce. Ho ricevuto degli ambasciatori senza di te!». I suoi occhi sprizzavano fuoco, sulla sua fronte erano disegnate vene pulsanti.
    
    «Perdonami padre, ci siamo attardati… con delle fanciulle … nel bosco!»
    
    Misurò le parole, le pronunciò con un tentennamento credibilissimo.
    
    «Gismondo, ti ho già detto quali sono i tuoi doveri per ora, ma tu non mi vuoi ascoltare. Non so più cosa devo fare con te!» Il conte pronunciò queste parole sempre con un tono irato ma, lo notai, il suo volto era più sereno, non c’erano quelle vene minacciose alle tempie.
    
    «Non uscirai più fino al fidanzamento.» Una voce femminile ruppe il silenzio che si era creato. Solo allora mi accorsi di una donna che avanzava verso di noi. Fine ed elegante, sembrava galleggiare nell’aria. Il suo volto era bellissimo e chiaro, illuminato da due occhi verdi smeraldo. Gli occhi di Gismondo. I capelli castani scendevano lunghi e ondulati sulle spalle. Maria, la madre di Gismondo, era la quintessenza della bellezza.
    
    Mi osservò intensamente, i suoi occhi mi penetrarono a fondo. Poi aggiunse: «Marito caro, credo che Gismondo debba stare nelle sue stanze a meditare. Non ha bisogno di compagnia, soprattutto di certi giovanotti che lo portano… sulla cattiva strada». Il suo sguardo volgeva da me al figlio, con fare inquisitorio.
    
    «Si hai ragione moglie cara. Gismondo torna nei tuoi appartamenti e restaci. Tu giovanotto tornerai da Ettore. Magari ...
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