1. 003 pausa con piedi - [ hungarian rhapsody ]


    Data: 27/08/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69

    Avevo ultimato il secondo capitolo del mio Hungarian Rhapsody ed era l’estate del 2014, quando avevo deciso di affittare una casa a Tarquinia, tra necropoli etrusche, e concentrarmi così nella mia opera d’arte.
    
    Ma la scrittura mi stava devastando. Scrivere devasta, specie quando si tratta di scrivere le proprie memorie. Siccome che la marina di Tarquinia mi ritornava un tantino proletaria con tutta quella umanità obesa e incivile, decisi che per me il mare di Orbetello fosse più consono alla mia condizione socio culturale. E fu lì o quasi che conobbi il Carlo.
    
    Un lunedì mattina ero stato ad Orbetello e camminavo lungo la spiaggia col mio bikini bianco latte e lo zainetto distintissimo con appeso un panda, un micio e una carota rosa di peluche che camminando mi batteva sulla chiappa.
    
    Camminai sul litorale per chilometri e chilometri, e nonostante avessi incrociato molti maschioni della zona ero però un tantino deluso. Certo, mi scrutavano ma mai nessuno che mi caricasse in spalla tenuto per le gambe e mi svestisse del bikini da sditalinarmi a trapano.
    
    Lo desideravo. Cercavo un gigante del mare che in siffatta posa portasse il suo trofeo nella macchia selvatica del litorale, da bombardargli il culo a suon di cazzo, tanta era in me la desiderata di sconquasso. Ma niente di niente.
    
    Ero stanco, assolato e depresso. Ma quel giorno questa mia depressione da carenza di minchia, era più forte del solito.
    
    Perché?
    
    Forse perché pensavo e ripensavo a come imbastire ...
    ... il terzo capitolo. Stavo componendo il mio Hungarian Rhapsody e la scrittura delle mie memorie stava implicando l’affascinante affondo negli anni della mia prima giovinezza, ma anche molti dolori inaspettati che mi affioravano torbidi dalla polla sorgiva dei ricordi di una prima giovinezza.
    
    Tante illusioni e delusioni venivano in superficie.
    
    Passeggiando solitario sulla spiaggia non facevo che struggermi per un amore mai corrisposto che io provavo per mio padre. Fu con papà che mi iniziai ai piaceri del bocchino e alle sodomie più complesse, e il solo ricordo beato di quegli anni mi lasciava fluttuare solitario su quell’arenile semideserto. Con mio padre fu tutto molto idilliaco. Ma poi ci fu il suo abbandono, il mio conseguente allontanamento dalla casa natia che mai più rividi e che fu nel ricordo il teatro di grandi chiavate, di bocchini incestuosi, di sorsate di urina birichina, di lenzuola sudate, di alluci succhiati, di sputi in faccia schizzati con stile, di mutande leccate e come mai avrei potuto dimenticare i prodigiosi schizzi di sperma di origine paterna infondo al mio pancino.
    
    Ricordare tutto questo mio vissuto, e tracciarlo nelle memorie scritte del mio Hungarian Rhapsody, era una grande prova per il mio povero cuore.
    
    Vidi passeggiando due ragazzi che correvano con due culi stupefacenti e mi passarono d’innanzi per poi tuffarsi nel turchino delle onde schiume, e per questo mi sovvenne un pensiero di culo. Si di culo.
    
    Il culo di mio padre.
    
    Papà ...
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