1. Vincenzo io t'ammazzerò.


    Data: 01/08/2019, Categorie: Etero Autore: samas2, Fonte: EroticiRacconti

    “Vincenzo io t’ammazzerò…” cantava negli anni 70 Alberto Fortis.
    
    Ebbene, io Vincenzo l’avrei volentieri trucidato, possibilmente in maniera brutale, efferata; venivo da un pessimo periodo, da un naufragio esistenziale, di siccità, di aridità della mia anima e con la scusa di tirarmi su, mi aveva trascinato con assertiva insistenza a una settimana bianca - per dividere le spese, l’avevo capito poi - e in breve tempo ero assurto al ruolo più eminente in quel gruppo di ragazzi e ragazze che a stento conoscevo.
    
    La mia collocazione al vertice del gruppo era determinata da motivi tutt’altro che invidiabili dato che, sciatore a dir poco imbarazzante, mi trovavo circondato da provetti divoratori di piste innevate. L’essere goffo, l’incrociare le punte, fare capitomboli ridicoli suscitava l’ilarità dei miei compagni di vacanza, Vincenzo compreso, ovviamente. Ero il bersaglio preferito e i lazzi continuavano la sera in albergo ed io bonariamente abbozzavo - ero anche moderatamente depresso e quindi apatico, poco reattivo. -
    
    L’ultimo giorno, “more solito”, non riuscivo a tener il passo di quegli scatenati che si divertivano a sfrecciarmi accanto, sbilanciandomi e mettendo in evidenza il mio impaccio. Mi ritrovai solo con sollievo - devo dire finalmente - e allora scivolai a bordo pista indugiando a gustarmi l’abbacinante e candida bellezza delle montagne innevate, il cobalto del cielo e la luce blu delle zone in ombra.
    
    Era già sera quando tornai a valle utilizzando una ...
    ... vecchia seggiovia monoposto. Scendevo in un fantastico volo in silenzio assoluto, rotto solo dal periodico stridore metallico delle carrucole, fra le pareti della vallata, boscose e scure di un buio fitto che facevano risaltare, oltre il profilo delle montagne, l’azzurro della luce del tramonto che si diluiva fino ad annullarsi nel velluto nero della volta celeste. Sul fondo valle le luci scintillanti e tremolanti facevano di fiaba il paesaggio nell’aria tersa. Sopraffatto da quella bellezza armoniosa mi rasserenai e considerai con sollievo che l’indomani sarei ripartito e finalmente tornato a casa. Inopinatamente mi sentii cambiato e anche più sicuro di me: se del soffritto ero stato fino a quel momento la carota, divenni cipolla.
    
    La sera a cena misi da parte la mia pregressa bonomia e mitezza riuscendo a tirar fuori il peggio di me: sgradevole, pungente e sarcastico, polemicamente irritante, misi in bella mostra tutti i difetti degli astanti che avevo meticolosamente annotato mentalmente - sia pur inconsciamente - nel corso della settimana. In tal maniera riuscii a rendermi così antipatico - persino a me stesso devo dire - che i ragazzi appresero molto favorevolmente, anzi con vero senso di liberazione, la mia decisione di rinunciare alla discoteca e rimanere in albergo.
    
    Una volta uscita la compagnia, ancora irritato - Che se ne andassero tutti a…. -, mi sprofondai in una poltrona accanto all’ampio camino a focolare aperto, al centro del bar; stavo leggendo il libro ...
«123»