1. Tanto va la gatta al lardo…


    Data: 26/07/2019, Categorie: Dominazione / BDSM Etero Autore: iprimipassi, Fonte: RaccontiMilu

    L’irritazione nel vederla entrare nel locale con un altro durò solo un attimo. Giusto il tempo di capire quali fossero le sue intenzioni, consce o meno.
    
    Lui era il tipico damerino da esposizione. Indubbiamente un bel ragazzo, certamente più di me. Dagli abiti che indossava, direi anche impaccato di soldi. Premuroso, gentile, delicato. Troppo delicato per lei. La serata sarebbe stata certamente un fiasco, al massimo conclusa con un pompino in auto mentre Ginevra avrebbe tentato invano di sfogare le sue voglie chinata su uno troppo impacciato e troppo sconvolto dalla sua esuberanza per prendere in mano le redini di quel rendez vous e dettarne il corso degli eventi. Un invito più chiaro di quello non avrebbe potuto indirizzarmelo.
    
    Quando andai a prendere le ordinazioni, finse di non conoscermi. Stetti al gioco mentre lui, con aria da navigato sommelier, scorreva la lista delle bevande della pizzeria neanche fosse una carta dei vini del miglior ristorante di Parigi. Sembrava un pesce fuor d’acqua, come un cammello in un igloo. E anche le sdolcinate carinerie nei confronti della nostra conoscenza comune, più che lusingarla, avrebbero rischiato di farla addormentare sul tavolo ben prima del dessert.
    
    Più volte durante la serata, i nostri sguardi si incrociarono per una frazione di secondo. Da parte sua, un modo di scrutare le mie reazioni nel vederla con lui, l’aria di sfida le si leggeva chiaramente negli occhi. Da parte mia, dopo l’iniziale turbamento, ironia, quasi ...
    ... compassione. Mista alla voglia di sempre.
    
    Dopo antipasto della casa e pizza, mi avvicinai al loro tavolo, mentre lui, cercando la sua mano, le rivolgeva frasi da libro stampato. Di quelle che fanno troppa pena anche solo per esser scritte sul foglietto dei Baci. Nell’ascoltare l’ennesimo paragone tra gli occhi di Ginevra e le stelle del cielo, riuscii a stento a mascherare una risata con un colpo di tosse. Lui non ci fece caso, ma lei sicuramente se ne accorse. Conosce troppo bene il mio umorismo per lasciarsi sfuggire qualcosa di così evidente. Così come diedi per scontato che avesse percepito l’ambiguità nelle mie parole quando, in piedi accanto al loro tavolo, dopo aver dato una rapida occhiata a lui, avevo fissato i miei occhi in quelli di lei, pronunciando un ‘La signorina desidera qualcos’altro?’ che, certamente, non riferì alle pietanze presenti sul menu.
    
    In attesa del dolce, Ginevra andò in bagno. Approfittando del fatto che il locale fosse praticamente vuoto al di fuori di loro due, la seguii a ruota. Quando irruppi nella stanza dei lavabi, si stava guardando allo specchio, riavviandosi i capelli.
    
    ‘Che ci fai qui dentro?’, chiese con noncuranza, senza neppure voltarsi a guardarmi.
    
    Non colsi la provocazione. Sa bene quanto io odi sentirmi trattato con sufficienza, ma non c’era tempo di giocare a fare l’offeso quella sera. Mi portai dietro di lei, guardando il suo viso riflesso.
    
    ‘E’ passato parecchio tempo dall’ultima volta che sei venuta a farti scopare da ...
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