1. Sabrina


    Data: 22/07/2019, Categorie: Tradimenti Autore: ErosCasagrande, Fonte: Annunci69

    L'odore dell'Autunno alle porte dava alla festa di fine Estate un volto malinconico. Dai vicoletti, una leggera brezza notturna si riversava sull'antica piazza centrale creando qua e là mulinelli di fogliame caduto anzitempo e un tiepido vortice di piacevole frescura a contatto con la pelle dei visi accaldati.
    
    Le coppie, in quell’enorme spazio circondato dagli antichi edifici d’epoca medievale e allestito per l'evento a pista da ballo, solevano dissolversi alla fine di ogni canzone per rimescolarsi, come in un enorme mazzo di carte variopinto, a quella successiva. E durante le brevi pause, tra una ballata e l’altra, gli uomini prendevano a farsi largo freneticamente tra le camicie mollicce e le fronti perlate di sudore dei presenti, nel tentativo di raggiungere e strappare la promessa di un ballo alle donne più audaci e "chiacchierate" nei bar del paese. Talvolta qualcuno inciampava cadendo rovinosamente addosso agli altri e tra le risa e le urla di scherno, zuffe e scaramucce esplodevano assai fragorose per finire allegramente tra brindisi, strette di mani e pacche sulle spalle. Eppure in ognuna di quelle goliardate sembravano sostare, a mezz’aria, piccoli cumuli insanabili di antiche invidie tra parenti, amici e colleghi che ognuno si trascinava dietro a mo’ di vessillo da sfoderare alla prima occasione.
    
    «Guarda là!» esclamò Sabrina indicando con un cenno del mento la folla per abbracciarla tutta nella sufficienza di uno sguardo altezzosamente distratto, richiamando ...
    ... l’attenzione a quella parte di sé che da sempre l'accompagnava sotto le spoglie di un enorme vuoto "dentro", un abisso nell'anima che tutto mastica senza lasciare tracce, ma soltanto ricordi accartocciati e gettati via in un angolo dimenticato della vita.
    
    «Guardale là!», ripeté con un filo di voce verso quella folla ciondolante come spighe di grano acerbe sferzate dal vento primaverile nelle notti di luna piena «sembra la carcassa di un'enorme carogna questa piazza, un verminaio di vacche e tori che si sbattono l'un l'altro come palle da biliardo»; e così pensando si sporse di slancio dal palchetto arricciando il naso e strabuzzando gli occhi per aguzzare meglio la vista alla ricerca di suo marito sceso ormai da tempo in pista per ballare. Avvertì un gran bisogno di qualcosa di forte, qualcosa in grado di offuscarle la mente. « Un drink » esclamò a voce alta e subito tacque guardandosi intorno con la speranza di non essere stata udita e scambiata per una pazza. Desiderava ardentemente una di quelle bevande dal sapore intenso e dai profumi cloroformizzanti in cui spegnere quel lucido solletico della ragione che la rendeva prigioniera di un'anima da scolaretta in un istinto d’autentica mignotta.
    
    Quegli stramaledetti pensieri, che sapevano tanto di epica moralità, le nascevano dentro spontanei da tempo immemore con lo stesso impeto e la stessa perseveranza della gramigna. Una sorgente oscura, eterea, spiritualmente radicata alle viscere della sua esistenza, le impartiva ...
«1234...8»