1. Un cazzo di niente


    Data: 18/06/2019, Categorie: Masturbazione Autore: Malena N, Fonte: EroticiRacconti

    La mattinata scorre lenta, o forse lenta sono io che mi aggiro per casa ancora mezza assonnata pensando alle tante cose che potrei fare e che invece non ho proprio intenzione di fare.
    
    Ho dormito poco e male eppure ieri sera, a lavoro, mi sembrava di non riuscire a tenere gli occhi aperti.
    
    Guardo la tazza sporca sul tavolo, testimone della colazione che ho fatto appena sveglia. La lascio lì, come i cereali, la tovaglietta, il cucchiaio. Non me ne fotte un cazzo, un cazzo di niente!
    
    Fa di nuovo freddo, ho dato un occhiata fuori e pare che il sole splendente nel cielo terso di oggi non riesca a riscaldare l’aria. Mi piace però il fresco che ho sentito sulla faccia stropicciata dal cuscino, anche se è stato destabilizzante come uno schiaffo forte in pieno viso, all’improvviso.
    
    Mi sento così stanca, la ginnastica di ieri mi rende ancora dolorante ma sorrido ripensando a tutti quei movimenti lenti che faccio e che inevitabilmente mi fanno eccitare. Perdo puntualmente la concentrazione, manco lo faccio apposta. Saranno le posizioni, le cosce strette. Il culo indietro e il bacino spinto in avanti. Le cuciture doppie e le mutande che quando mi abbasso e mi rialzo mi si ficcano metodicamente nel culo e nella fica. E sfregano, cazzo se sfregano. Ma dov’è la novità.
    
    È la stessa cosa di sempre. Il reggiseno si sposta lasciando scoperti i capezzoli che strusciano e strusciano fra il bordo di pizzo nero e la maglietta. E ora che ci penso e li tocco, li risento duri e ...
    ... mi bagno ancora. Che strano, che strana sono io. In questi giorni mi trascino in un piacere latente che non riesco a darmi come vorrei.
    
    Sono andata pure a pranzo con le ragazze ma senza l’entusiasmo di sempre. Le nostre chiacchiere leggere mi hanno fatto bene, si, ma io non c’ero veramente. Non con la testa almeno. Le ho guardate tutte il tempo facendo un unico pensiero. Quel pensiero. Sempre uguale, sempre malato.
    
    Perché scoparti mentre ti parlo di loro è quello che vorrei anche ora, come ieri. Metterti in mezzo come tanto ti piace, farti annusare il profumo di una fica che non è la mia e poi succhiarti il cazzo che ti è venuto duro per un altra, mi farebbe godere come non riesco a godere.
    
    E poi fare sesso, quello sporco, senza dire una sola parola su questi fottuti giorni è quello che più mi servirebbe ora. Senza domande, senza risposte. Nel nulla assoluto di tutte le cose che non so perché non mi dici. Nel vuoto che lasci per le decisioni che prendi e che sono solo nella tua testa.
    
    A volte mi chiedo cosa ancora mi serva per capire ciò che in tutti modi cerchi di farmi capire. E anche questo non capisco! Cosa devo capire!
    
    Io mi sento leggera e la leggerezza è l’unica parte di me che posso mostrarti. L’unica parte che vuoi o che pensavo volessi. Eppure la usi contro di me, di continuo, fino a svilirmi. Come se neanche questo andasse bene, come se niente di me ti andasse bene!
    
    Sono tante le cose che battono in testa, ma sono tutte semplici. Elementari. ...
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