1. Confession dangereuse


    Data: 05/06/2019, Categorie: Prime Esperienze Autore: filosofetto, Fonte: Annunci69

    C'era un tempo in cui sapevo che erano mie; sapevo che, camminando per le vie, portavano eleganti un sorriso al centro del sedere.
    
    Erano gentili verso tutte le cose, curiose di tutti i sapori.
    
    Ora che sono bloccato, disteso in questa posa dritta e semplice, non so proprio arrestare questa forza che mi porta a ricordare. Non posso muovermi, non posso oppormi al pensiero che m’invade. Risale lungo le mie gambe, m’allaccia i polsi e mi prende le braccia, senza fermarsi.
    
    Ha preso la mia mente e io le rammento.
    
    Camminavano per il mondo. Com’erano felici!
    
    Potessi, m’arrotolerei su me stesso per non perdere nemmeno una briciola di questo piacere.
    
    Soltanto io so intuire le geniali prodigalità della loro anima e non voglio che nessuno mi scopra qui intento a ripensare.
    
    Potessi ancora esplorarle tutte, di nuovo, sino nel profondo! Potessi amarle ancora e riaverle ancora! Le ritrovo nei miei occhi, scolpite dentro immagini perfette, nate nell’intensa ammirazione delle loro anime nude, strette fra le mie braccia, possedute dal desiderio di cantare la libertà che io riuscivo a restituir loro.
    
    Ho il loro sapore che preme una volta ancora sulle mie labbra e m’impreziosisce la bocca. Com'erano profumate! Di sapori, di odori, posso quasi tornare a respirare.
    
    Sono tutte qui che cantano nella mia mente. Il coro delle loro promesse m’invade.
    
    Eccomi, sono ancora io il vostro Devoto; eccomi, consacrato alle vostre illusioni!
    
    Dolci prigioni
    
    M’ero addormentato ...
    ... pregando così come non mi era mai capitato prima. Ero felice. Felice di essermi sorpreso a confondere Dio con una Femmina. Soddisfatto e sciocco e blasfemo avevo pregato che lei fosse, non dico felice quanto me, ché spesso la felicità è uno stato piuttosto breve e inutile, ma piena. Volevo che lei fosse piena.
    
    Satura di piacere, colma di vita, insomma, volevo che fosse presa!
    
    Mi aveva sorpreso rapito da sciocche immaginazioni. Un assorto bambinetto poco più che quattordicenne, costretto dentro la sua pelle morbida e leggera. Lei era adulta, semplicemente adulta e bella. Aveva il viso avvolto fra i ricci castani e biondi e gli occhi d'un color nocciola caldo e ferrigno a impreziosire la prodigalità dei suoi sorrisi. Ma io intendevo che, per lei, non ero nulla; lo leggevo nel suo tenere le palpebre tutte dischiuse, come chi non cova né speranze, né timori.
    
    Io, invece, mi perdevo fra i riccioli castani e biondi dei suoi capelli e allacciavo i loro capricci ai miei capricci. La cercavo a ogni ora del giorno, ovunque si dirigesse, fiero di saperla sempre ritrovare.
    
    Eccola venirmi incontro, io la sento, non posso muovermi ora, ma la sento. Abbiamo ballato insieme, mi ha condotto nella pineta, fra i tavoli e i giochi dei bambini. Ha due perle per orecchini, incastonate in sottilissimi fili d’oro giallo che le avvolgono a spirale.
    
    Le accarezzo un graffio che porta timidamente sul collo.
    
    “Il mio ragazzo mi ha strappata la collana”
    
    Lei dice. Io non capisco; immagino ...
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