1. I vizi capitali : Superbia & Ira


    Data: 31/05/2019, Categorie: Etero Autore: Cassandra e senzaidentita, Fonte: EroticiRacconti

    Quella sera faceva un gran caldo. Alberta andò in cerca del suo spolverino rosso. Da anni non si dava più pena di fare il cambio dell'armadio, da quando aveva tentato di insegnare a Carlo a ripiegare decentemente gli indumenti da riporre. Ma nulla. Non solo quell'ingrato non si complimentava mai con lei per il suo perfetto lavoro di casalinga operosa, ma osava pure gettare le camicie appena stirate una sull'altra vanificando i suoi sforzi. Cosicché, in buona parte della stanza da letto era finito per regnare sovrano un disordine nel quale nulla si trovava. Alla fine riuscì a raccapezzare una camicetta leggera che tutta abbottonata lasciava intravedere in trasparenza il colore del reggiseno e quello della sua pelle. Una pelle ancora tonica che, manco a dirlo, Carlo non apprezzava a sufficienza. Ritrovò pure una gonna a fiori. Si liberò dell'accappatoio e andò a piazzarsi davanti allo specchio in corridoio.
    
    Adorava osservare il proprio corpo, prendersi le tette e avvicinarle notando che l'età non ne aveva provocato il cedimento. Amava ricevere apprezzamenti sul suo ventre piatto e le bello gambe lunghe che però non arrivavano. Veramente, Carlo la stava osservando dalla cucina, appoggiato al davanzale con un bicchiere di whisky e avrebbe anche esposto il suo compiacimento e magari qualche timida avance. Non lo fece. E non lo fece perché sapeva già che la risposta della moglie sarebbe stata il classico “seee, ti piacerebbe”, che usava per punirlo di non essersi ...
    ... complimentato abbastanza in fretta.
    
    Alberta gli lanciò un'occhiata di sbieco, allora lui filò a letto lasciando il whisky a metà.
    
    “Maledetto.” Pensò. Tanti sforzi per tenersi su bella e profumata e mai una parola da quel tizio che ora strisciava a mettersi il pigiama come una lumaca in cerca il guscio perduto.
    
    Infilò gli abiti e sistemò il crocefisso d'oro che teneva appeso al collo nello spazio intermammario poi si avviò verso la cucina.
    
    Carlo dalla stanza da letto pensò di chiederle dove intendeva andare a quell'ora tutta in tiro ma non volendo stizzirla optò per un altro approcio.
    
    “Sei bellissima con quella camicia. Vieni di qua, fammi vedere come ti sta.”
    
    “Seee, ti piacerebbe.”
    
    Dato il riscontro la lumaca si avvolse nella coperta decisa a cedere al sonno eterno ormai collaudato della sua vita sessuale.
    
    Alberta andò verso il davanzale, incrociò l'insegna del locale di Guido e il bicchiere mezzo pieno lasciato da Carlo le strizzò l'occhiolino.
    
    “Non ho intenzione di cederle caro signore!”
    
    Disse decisa rivolgendosi in parte al marito che non l'ascoltava più e in parte alla bevanda alcolica che pure avrebbe lenito la sua tristezza di donna consapevole di come stessero andando sprecati i suoi migliori anni e il suo splendore, assieme alle sue meravigliose qualità morali che nessuno lodava.
    
    Poi cedette. Cedette sul tardi, quando constatò mezza stesa sul divano che non sarebbe riuscita a chiudere occhio. Si sentiva una dea Afrodite espulsa dall'Olimpo, ...
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