1. La prima volta con il maschio (1)


    Data: 28/05/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: Mouselet, Fonte: Annunci69

    Quando vidi per la prima volta Roberto, rimasi folgorato. Indossava una maglietta a maniche corte blu e dei pantaloncini abbinati, ai piedi scarpe da ginnastica: era inizio Giugno e la serata si prospettava abbastanza calda. Quello che mi colpì soprattutto furono le sue braccia: la maglietta strategicamente corta era ben tesa intorno alle spalle possenti, da cui partivano due bicipiti erculei che guizzavano a ogni minimo movimento. Mi immaginavo già a tastarli con le mie esili dita, a esplorarli centimetro dopo centimetro. Mi chiesi se mi ci avrebbe fatto giocare: magari potevo chiedergli, fingendo una curiosità infantile, se poteva intostarli per me; lui, con aria soddisfatta, avrebbe piegato il braccio rivelando una grossa pagnotta marmorea, e io, facendo la voce da troia, avrei detto: «Oddio, maschio, sono enormi!».
    
    Lo chiamavo «maschio» e lui mi chiamava «passivella»: i ruoli erano stati chiari fin dall’inizio. Era riuscito a strapparmi un appuntamento dopo circa un mese in cui mi aveva scritto quasi ogni giorno: mai avrei creduto che un uomo della sua imponenza avrebbe cercato un ragazzo magro e longilineo come me. Eppure aveva insistito con una costanza quasi incredibile: alla fine aveva vinto la mia riluttanza mandandomi foto di lui mentre si allenava in palestra. In quelle pose scultoree, sudato dalla testa ai piedi, con i muscoli induriti dallo sforzo, era per me l’uomo su cui avevo sempre fantasticato, l’Ercole che mi avrebbe finalmente sollevato sulla spalla e ...
    ... portato a casa sua come una preda inerme. Quando lo vidi, la mia mente andò subito a quel momento: non vedevo l’ora che mi prendesse, che mi possedesse, permettendomi finalmente di scontrarmi col suo corpo dal vivo, di annusare la sua pelle, di appoggiare le mie labbra sui suoi muscoli, di adorarlo come non riuscivo ad ammettere neanche a me stesso.
    
    L’appuntamento cominciò molto a rilento: il mio imbarazzo era tanto più palese quanto più era salda la sua sicurezza. Roberto sapeva che già ero suo: mi aveva già conquistato. Gli sarebbe bastato un piccolo cenno e sarei caduto ai suoi piedi, ma soprattutto aveva capito bene che io non vedevo l’ora che lui mi desse quel cenno.
    
    Dopo aver passato un’oretta e mezza circa a passeggiare e chiacchierare, ci ritrovammo nella zona dove aveva parcheggiato e mi chiese se volevo che lui mi riportasse a casa in macchina. Era il cenno. Risposi di sì, e nel tragitto a piedi fino alla sua macchina cominciai quasi a tremare, tanta era la voglia che avevo di saltargli addosso: ebbi un’erezione fulminea e iniziai a sentire una certa smania alle gambe. Arrivati alla macchina, lui salì dal lato del guidatore, io da quello del passeggero, e dopo qualche parola di circostanza, finalmente ci baciammo. Fu un bacio selvaggio, animalesco, bestiale: le sue labbra carnose avvolsero le mie sottili e le due lingue cozzarono più volte nel tentativo sfrenato di entrare più a fondo nella bocca dell’altro. Nel frattempo lui allungò un braccio dietro di me e ...
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