1. Mia - Un sussurro laggiù


    Data: 27/05/2019, Categorie: Prime Esperienze Autore: Alba6990, Fonte: EroticiRacconti

    Istituto Linguistico Giacomo Larvali.
    
    Si tratta di un liceo situato in un campus di discrete dimensioni, dentro al quale hanno sede altri due edifici: il Liceo Scientifico Golgi e il il Liceo Classico Pascoli.
    
    Tutti e tre i complessi sono uguali tra loro, tranne che per il nome e per l’aspetto del bar all’ingresso di ogni istituto.
    
    Il campus, dal nome ignoto, almeno per Mia, ospita in totale circa 4.000 studenti.
    
    E Mia li sta vedendo passare uno a uno dal grosso cancellone che funge da ingresso al campus. Sembra essere quasi ipnotizzata dall’affluenza e da come ogni scuola, il cui ingresso si affaccia su un lungo porticato, inghiotta mano a mano gli adolescenti che passano.
    
    Ormai, riesce a distinguere alla perfezione chi è del Linguistico, chi è dello Scientifico e chi è del Classico. Questo è dovuto non solo al fatto che Mia sia una delle ragazze più popolari della scuola e, di conseguenza, conosce buona parte delle persone che frequentano il campus, ma anche per una sorta di istinto.
    
    Non è il modo di vestire, di acconciarsi i capelli o qualcosa di visibile all’occhio, ma è come se osservando le persone, ne assorbisse informazioni. Questo non solo con i suoi coetanei, facenti parte del campus, ma con qualsiasi persona.
    
    Mia si sente come una spugna capace di assorbire emozioni e sensazioni di chi le sta attorno, arrivando a percepire dolore, contentezza, tristezza, gioia...
    
    Quello che percepisce ora è un miscuglio di sfumature di scocciatura: ...
    ... scocciatura di chi non aveva voglia di alzarsi alle sei per essere a scuola puntuale, di chi non ha voglia di essere interrogato, di chi non ha studiato per il compito in classe, di chi se la vuole balzare (ergo, chi vuole bigiare la scuola), di chi ha fame ma non ha tempo di prendersi una brioche al bar...
    
    “Te dovresti fare uno studio.”
    
    Mia viene colta di sorpresa, anche se stava aspettando già da dieci minuti una frase pronunciata da lei.
    
    Lei è la sua più cara amica. La conosce dall’iperuranio di Platone, come dice Lei. Lo dice sempre con una sorta di malizia, come se sapesse qualcosa che lei non sa.
    
    Ed eccola lì, che cammina verso di lei, con un’aria che più svogliata di così si muore, con i suoi occhiali da sole e un’aula che uccide.
    
    “Come cazzo fai a essere già così osservatrice di mattina non lo so proprio. Sembri mia madre, porca puttana.”
    
    “Non riesco a farne a meno. Sai come sono fatta.”
    
    “Sì, sì, assorbi la merda degli altri col solo sguardo. Manco fossi Superman.”
    
    “Superman non spara raggi laser?”
    
    “Non cagare il cazzo. Hai capito. Sono le otto di mattina, non fare la stronza, devo ancora mettere in piedi i neuroni.”
    
    Mia osserva la sua amica mentre si siede sul muretto di cemento accanto a lei.
    
    È una giornata di autunno, l’aria è abbastanza fredda nonostante ci sia il sole, ma la sua amica sembra non curarsene: stivali di pelle, parigine, gonnellina scozzese e canottiera nera.
    
    La invidia da morire. Quella grandissima stronza è ancora con ...
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