1. Non tutti i mali vengono per nuocere


    Data: 14/11/2017, Categorie: Trans Autore: orchidea_nera, Fonte: Annunci69

    “Signorina, ha fatto tombola! Disco e spingidisco, la frizione l’è proprio andata!”
    
    Cavolo, ero appiedata. Quel catorcio, che avevo comprato per 200 mila lire, mi aveva abbandonata. La riparazione mi sarebbe costata più del valore dell’auto! Così decisi di lasciarla al meccanico per 20 mila lire. Avrebbe pensato lui alla rottamazione.
    
    In quel paesino sulla Futa c’era una fermata dell’autobus per Bologna, il meccanico me l’aveva indicata e la raggiunsi. Mi toccava aspettare più di un’ora. Per fortuna c’era un bar tabacchi che avrebbe reso meno noiosa la mia attesa. Entrai per prendere un caffè e le sigarette.
    
    Nel bar non c’era quasi nessuno. Un barista alto, magro, con una giacca rossa, una vecchia signora alla cassa, un bambino che faceva i capricci e la madre che cercava di tenerlo buono. Un ragazzo giocava al flipper in fondo alla sala. Un vero squallore!
    
    Oltre al caffè presi un cornetto e le sigarette. Sedetti al banco su una di quelle sedie alte senza spalliera (non so come si chiamino). La mia gonna di jeans strettissima era salita tutta su e, praticamente, lasciava completamente scoperti i miei fuseaux colorati.
    
    Mentre sedevo notai lo sguardo del ragazzo che giocava a flipper che si era fermato per mettere giù un gettone per una nuova partita. D’istinto, per farmi notare meglio, ruotai un po’ verso di lui accavallando le gambe. D’altro canto l’eccessiva vicinanza della sedia al bancone mi obbligava a ruotare per avere lo spazio sufficiente per muovere ...
    ... le gambe.
    
    Poi ero sprofondata nei miei pensieri non curandomi più degli altri avventori. Pensavo che con le ventimila ricavate dall’auto ci avrei potuto fare ben poco. Forse non avevo fatto un buon affare… Ad un tratto mi accorsi che il ragazzo del flipper era venuto a sedersi accanto a me ed aveva ordinato una birra.
    
    “Posso offrirti da bere?” – mi disse.
    
    “Un bicchiere d’acqua, grazie”
    
    “Dai, qualcosa di serio…”
    
    “No, grazie, sono a posto così…”
    
    Certo, pensai, è proprio un bel ragazzo e se lo spinge dentro con la foga con cui spingeva il flipper…
    
    “Di dove sei? Non ti ho mai vista da queste parti.”
    
    “Sono di Bologna.” – dissi.
    
    “Dall’accento non sembri di Bologna, sembri meridionale.”
    
    “Di origine sono siciliana ma vivo a Bologna.”
    
    Che conversazione del cavolo. – Pensavo – Certo è carino ma tra meno di un’ora sarò via da questo cacatoio, chi se ne frega. Non lo rivedrò più. Poi è noioso con queste chiacchere stupide!
    
    Così, mi feci indicare la toilette dal barista, mi scusai col ragazzo, lo salutai e mi avviai tirando giù la gonna con le mani perché da sola non si rimetteva a posto.
    
    Una specie di corridoio divideva il locale del bar dalla toilette vera e propria che era composta da un’unica stanza, sorprendentemente larga, e dotata di tazza, bidet, lavabo con ampio specchio sopra.
    
    Ne approfittai per fare i miei bisogni, fare un bel bidet pulendomi per bene dietro fin nell’intimità. Presagio? No, più semplicemente era un’abitudine che avevo ...
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