1. Luciana [3]


    Data: 17/04/2019, Categorie: Etero Autore: foreignpress, Fonte: Annunci69

    ... seno, la vagina. «Il mio nuovo sfondo», le dissi, «per tutto il tempo che trascorreremo a Fuerteventura».
    
    Un attimo dopo stavamo scopando a smorzacandela sulla mia sdraio, mentre il sole tramontava. Durammo poco, e i miei colpi di cazzo furono violentissimi. Lei, da sotto la pancia, si torturava il clitoride, e urlava come al solito il mio nome e altre cose un po’ più banali, come «Godo», «Me la sfondi», «Riempimi di sborra», «Sono una mignotta»: cose così, grandi classici. Io mi limitavo a insultarla, a dirle che la scopavo solo perché l’avevo ingravidata, e le imponevo di urlare più forte perché volevo che ci sentissero, che gli altri ospiti del residence sapessero quanto la facevo godere. «Così, uno di questi giorni, una bella coppietta ci fa visita e si unisce».
    
    Era vero, almeno l’ultima parte: nel senso che mi frullava in testa da un po’ la fantasia di lei che succhiava un altro cazzo, che soppesava le palle di un altro. Anche più prestante di me, chissenefrega, a condizione che io mi facessi spompinare dalla sua compagna. Nei momenti di eccitazione più dissoluta, quando cioè bevevo un bicchiere in più e la possedevo senza curarmi troppo del suo piacere, generalmente mettendoglielo in culo, le sussurravo che volevo vederla scopare col suo ex marito, mentre prendevano entrambi ordini da me. Volevo vederla ingoiare altra sborra mentre, con uno sguardo neanche troppo furtivo, mi chiedeva il permesso.
    
    Intanto ingoiava la mia. O meglio, trovava modi fantasiosi per ...
    ... non farmi rimpiangere il fatto che non ingoiasse più, da quando era incinta: veniva, poi si sfilava e mi masturbava (benissimo, devo dire) o mi spompinava (meno bene, ma con un impegno ammirevole) e, al momento dell’orgasmo, si metteva a pecora allargava le natiche per dirmi di centrare il buco del culo, o improvvisava una spagnola da gravidanza (ovvero più fruttuosa, vista l’abbondanza mammaria) e mi faceva eiaculare tra i suoi seni, o mi sfidava a schizzare a caso sul mio stesso corpo, promettendomi che avrebbe leccato tutto: l’ultimo caso era per me il più sgradito, visto che la prima volta mi ero inondato la faccia.
    
    Quel giorno, il giorno della terrazza e delle urla e dello smorzacandela, il giorno in cui io ero steso e lei stava di sopra che mi segava a un passo dal cielo ormai scuro delle Canarie, mi allargò nuovamente le gambe e con delicatezza portò il mio piede sinistro accanto alla cappella; poi mi massaggiò il pisello (gonfissimo, al limite) sulla pianta, contro l’interno delle dita, fino a che non sborrai. Lei aspettò che mi svuotassi (in silenzio, come faccio di solito, a parte qualche grugnito) e, con dolcezza, si portò il piede in bocca e leccò tutto.
    
    Avevo organizzato quella vacanza con due finanziamenti di Dario. Il primo, quattrocento euro, quando gli permisi di vederla nuda. Il secondo, stessa somma, tre giorni dopo, quando per un’intera domenica acconsentii alla richiesta di girare senza vestiti per il nostro appartamento, e di scopare davanti a lui in ...
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