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    Data: 12/04/2019, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Kajira, Fonte: RaccontiMilu

    Mi chiamo Grazia, lavoro per una casa farmaceutica privata che riceve maggior profitti vendento a istituti psichiatrici o carceri medicinali “in via di sperimentazione”; offriamo ai detenuti dei medicinali con probabilit’ di danno ignota ma a costo molto ridotto per chi le compra.
    
    In poche parole testiamo su detenuti e pazzi medicinali che non sono ancora definitivi e ci guadagnamo s’ qualche migliaio di euro.
    
    Abbiamo deciso di testare dei medicinali nel carcere del XXX, anche se avrei preferito lavorare in un carcere femminile per evitare di condividere il mio lavoro con uomini ignoranti, arroganti e maschilisti.
    
    Sono una ragazza che ha appena visto correre i suoi 25 anni nelle ultime giornate autunnali, capelli neri e l’espressione insicura nascosti dietro spessi occhiali.
    
    Anche se non sono un mostro, preferisco mantenere il mio sex appeal celato durante le trasferte in carcere per evitare angoscianti commenti da parte dei secondini e dei pazienti.
    
    Preoccupazione che la mia superiore, Lucrezia VanHegel la italo-austriaca, non ha mai pensato minimamente: perfetta statua greca dotata di parola, bellezza che ha raggiunto i trent’anni dalla pelle bianca e capelli biondo cenere. Bellezza da far girare la testa, e soprattutto intelligente. L’unica cosa che le &egrave rimasta di marmo &egrave la sensibilit’. Un genio nello scovare le sfaccettature che determinano le pieghe nell’animo del paziente quanto inesorabile ferro che pressa per appiattirle, qualora sia ...
    ... necessario, non curandosi di quanto possa far male e di quanto possa essere crudele.
    
    Essendo figlia del mega direttore naturale fantozziano della casa farmaceutica ha trovato tappeti di raso nella sua ascesa al successo, ma avendo lasciato qualche scheletro dentro il suo armadio (e come scheletro intendo pazienti morti per aneurisma o ictus molto probabilmente stimolati dai nostri farmaci) la casa farmaceutica ha pensato ci fosse bisogno di una spalla. In parte per frenare il suo istinto di onnipotenza, in parte per essere l’ultima vittima sacrificale nel caso di uno scandalo a livelli molto alti.
    
    Ragion per cui ha cercato accuratamente una figura comoda e sottomessa quale sono io, dove rimedio alle sue distrazioni senza mai alzare la testa, ben lontana dall’essere un suo problema.
    
    Ecco la spiegazione alla mia presenza lungo il corridoio dell’ala ovest, mentre Lucrezia parla con un uomo in camice di alcuni pazienti
    
    ‘…Con questo Governo che cambia leggi sull’immigrazione senza confermarne una questo posto &egrave un andirivieni di tossici e disperati che cercano salvezza’ critica amaro il medico che ci accompagna verso la sezione che dobbiamo raggiungere. Si era presentato a Lucrezia quando io ero andata a prendere dei fogli che aveva lasciato in macchina e i due avevano convenuto che non ero abbastanza importante per essere presentata.
    
    ‘Si, s” commenta lei ascoltando la met’ di quello che il suo interlocutore le dice. Con una mano si tortura una ciocca di capelli ...
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