1. Piaceri sinestetici


    Data: 11/03/2019, Categorie: Masturbazione Autore: “I Like To Watch”, Fonte: EroticiRacconti

    Ce l’avevo grosso e molle. L’amore per il cinema intendo. Grosso e appassionato e forse neanche così molle, piuttosto nostalgico, sul malinconico scandente. In effetti ero uno dei pochi che continuasse ad andare al cinema la sera dei giorni infrasettimanali, a sala praticamente deserta. Se non è amore questo.
    
    Era estate, i cinema di fatto erano disertati dai più, ed io persistevo nell’andarmi a vedere tutto quello che l’atroce programmazione estiva offriva. Horror e blockbuster, sostanzialmente.
    
    Allora, la sera in questione prendo posto in sala. Sono solo e come di consueto mi siedo verso la metà. Mi pregusto un godibile slasher a basso costo. Nell’attesa, con distacco e nonchalanche, estraggo lo smartphone e mi dedico all’imperturbabile analisi di un bel pornazzo, silenziato, ahimè.
    
    Stregato dalla sublime Peta Jensen, accavallo le gambe e mi dedico a strofinare lentamente la mano sul membro stretto tra i pantaloni. Raccomando una visione diretta delle abilità dell’attrice suddetta, se non altro per capire come nel giro di pochi minuti, anestetizzato da tutta quella carne procace che si muoveva e penetrava sullo schermo, ero già pronto ad accettare l’idea di estrarre il cazzo, lì in penombra, e terminare l’operazione in modo più diretto e gratificante.
    
    Se non che, in un sussulto ridicolo, sono riportato alla triste realtà da due voci vicino a me.
    
    Sono un ragazzo e una ragazza, i classici trentenni italiani vincenti, che prendono posto due file davanti a me. ...
    ... Cioè, proprio davanti a me, evidentemente a spregio.
    
    Blocco lo schermo del telefono, mi passo la mano tra i capelli con disinvoltura, prendo un’aria da critico in seriosa attesa della proiezione. E tuttavia sono furente. Nel giro di due minuti ce l’ho di nuovo grosso e molle. Il cazzo. La frustrazione è tale che accarezzo l’idea di correre in bagno per una sega liberatoria, in compagnia di Peta, non di questi due stronzi. Un ragazzone italico barbuto, toro da palestra, e una ragazza mora, altrettanto mediterranea, altrettanto tipa da palestra.
    
    Ma le luci si spengono, si susseguono le pubblicità, i trailer, e in modo dimenticabile anche buona parte di questo horror adolescenziale.
    
    E poi, la svolta del terzo atto.
    
    Mi trovo casualmente a spostare lo sguardo verso la coppia che si era seduta di fronte a me: noto con sbalordimento che di testa ce n’è una sola, quella dell’uomo. La ragazza non c’è più. Ma non l’ho vista alzarsi, né andare al cesso. È un piccolo mistero da risolvere.
    
    Mi protraggo in avanti, appoggiandomi con le braccia alla poltrona davanti. Nella fila successiva c’è l’uomo, lo sguardo rivolto al film. E poi, in un brivido di delizia, avverto un suono inconfondibile, IL suono, un suono per cui vale la pena vivere: il suono del risucchio. Svelato l’arcano: la ragazza si è abbassata senza che io me ne avvedessi e adesso si sta prodigando in un cinematorgasmico pompino. Il tipo che di cosa che PornHub definirebbe “pompino salivoso”.
    
    Cerco di isolare ...
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