1. Lo zio e la gelosia


    Data: 22/09/2017, Categorie: Incesti Autore: Virago, Fonte: RaccontiMilu

    Scesi dalla moto di Mirko, gli restituii il casco e dopo aver scambiato un paio di battute lo salutai. Voltandomi verso il mio palazzo vidi mio zio fermo sul portone. Mi avvicinai sorridendo, – Ciao zio – lo salutai, prima di seguirlo oltre l’alto portone di legno.
    
    – Da dove arrivi? – mi domandò, mentre aspettavamo che le porte dell’ascensore si aprissero.
    
    – Gruppo di studio – risposi, sollevando la borsa in cui avevo messo i libri e un blocco.
    
    – Quello &egrave un tuo compagno di corso? – indagò, mentre mi squadrava, soppesando i miei abiti.
    
    – Sì – confermai, mentre entravo nell’ascensore, seguita da mio zio.
    
    Le porte si chiusero e mio zio mi spinse contro la parete e mi prese il viso tra le mani – E questo compagno ti ha messo le mani addosso? – domandò, scuro in volto.
    
    – No, zio – risposi, presa alla sprovvista dalla sua reazione.
    
    – Non mentirmi – mi intimò, fissandomi con occhi di fuoco, – Avete scopato, non &egrave così? – disse.
    
    Io scossi la testa, ma lui non parve credermi, anzi.
    
    – Ti ha ficcato il cazzo in fica? &egrave così, lo so. Fammi sentire… – disse, infilandomi le mani sotto la gonna. Quando le porte dell’ascensore si aprirono lui stava ancora cercando di infilare le dita sotto le mie mutandine, per fortuna non c’era nessuno ad aspettare sul pianerottolo e quando spinsi il tasto che indicava l’ultimo piano tirai un sospiro di sollievo.
    
    – Zio, ti giuro, non ho scopato con Mirko né con nessun altro… – cercai di rassicurarlo, lui tolse ...
    ... le mani dalle mie cosce ma sembrava ancora furioso e non del tutto disposto a credermi.
    
    – Vieni – dissi, guidandolo fuori dall’ascensore, verso la rampa di scale che portavano alle soffitte del palazzo. Erano stanze polverose dove generazioni di condomini avevano abbandonato ciarpame di vario genere, quindi dubitavo che qualcuno ci avrebbe disturbati. Salimmo le scale, ma prima ancora che potessi recuperare dal mio mazzo la chiave che apriva la soffitta dei miei lo zio mi fu di nuovo addosso e mi strappò la borsa dalle mani per scagliarla a terra.
    
    – Dimmelo, troietta, ti sei fatta scopare da quel ragazzetto! – mi accusò, spingendomi contro il muro.
    
    Tentai di nuovo di convincerlo che si sbagliava, ma questa volta arrivò a scostarmi le mutandine e mi infilò due dita nella fica, trovandola asciutta, per nulla preparata a quella penetrazione. – Devi far capire a tutti che non sei disponibile, che nessuno può toccarti a parte me – disse, roteando le dita e strappandomi un gemito.
    
    – Sei solo mia, sei la mia puttanella – disse deciso, – Ripetilo! –
    
    – Sono tua, solo tua – mormorai, – Sono la tua puttanella – dissi, mentre iniziavo a bagnarmi.
    
    – Brava, e ora ti monterò come meriti – disse lo zio. Sfilò le dita dalla mia fica, mi tolse senza troppe cerimonie la maglia e la gettò vicino alla borsa, poi mi abbassò il reggiseno e mi spinse a terra. Un attimo e mi fu sopra, pronto ad avventarsi sulle mie tette, mordendo e poi succhiandomi i capezzoli, leccandomi la pelle ...
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