1. Un incontro dell'altro giorno


    Data: 05/03/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: Inchiostro&Miele, Fonte: EroticiRacconti

    - Come si chiama quel ragazzo?
    
    È da questa domanda, e dalla risposta che mi diede la mia amica Martina, che inizia la mia relazione con Luca. L'avevo visto delle volte al bar, come altri ragazzi entrava a prendere un caffè, una birra, poi usciva subito per andare al lavoro. Si tratteneva soltanto la sera. Mi colpì subito, anche se di lui non sapevo niente; né sapevo se fosse omosessuale. È raro che un ragazzo come Luca sia omosessuale... era colpa dei suoi movimenti, troppo mascolini, e delle sue braccia, tra le quali riuscivo ad immaginare il corpo nudo di una ragazza.
    
    - Ma chi, quello? È Luca, era il fidanzato di Federico.
    
    Ma quel Federico che conoscevo anche io? Quella checca nei confronti di cui persino la mia scarsa virilità sembra accresciuta? Sì, proprio quel Federico!
    
    - Se vuoi, te lo presento, è un bel manzo!
    
    Sono sicuro che, se fosse stato etero, sarebbe piaciuto anche a Martina. Tra noi due c'era un po' un gioco: siccome i ragazzi generalmente sono o omosessuali o eterosessuali, succedeva che uno dei due - o io o Martina - doveva restare a bocca asciutta, e quindi l'altro raccontava, per filo e per segno, tutto il rapporto sessuale. Così era come se avessimo scopato entrambi con tutti i ragazzi, indipendentemente dalla loro sessualità. È anche per questo che Martina, quando vede un bel ragazzo gay, cerca sempre di farmelo conoscere, di farmici andare a letto. Ci riuscì pure questa volta.
    
    Luca arriva a casa mia intorno alle nove di sera: dopo cena. ...
    ... M'ero preparato al meglio al rapporto; senza un pelo indossavo una mutandina sottile, di pizzo, che speravo l'avrebbe eccitato. Entra. Come avevo immaginato, subito mi trascina sul letto e mi sbatte le mani sulle natiche. Con ancora i jeans, mi colpisce e sento il suo cazzo crescere, ne scopro le dimensioni ed il cuore mi batte forte. Sono a pecora mentre lui mi sfila la maglietta, il pantalone, mentre mi sfila le mutande e mi getta la lingua nel culo. Le sue mani si alternano tra l'afferrare i miei fianchi ed il posarmisi sulla schiena, incurvata come una lentina, creando una cavità delicata tra spalle e culo. Io non mi giro. Io guardo fisso davanti a me e d'un tratto sento il rumore d'una cinta che si slaccia; d'una cerniera che si apre; d'un pantalone che scende sulle gambe. Tra il mio culo ed il suo cazzo c'è ancora la sua mutanda. Poi la getta via. Il suo uccello è tra le mie natiche, punta verso l'alto, e sento il calore, il pelo delle sue palle sulla pelle. Non è ancora entrato e già gemo, sono gemiti di sottomissione, gemiti che nascono dal desiderio, profondo del mio cuore, di attirare la sua attenzione, di spingerlo a schioccarmi un bacio sul collo, sulle labbra, così da aggiungere alla dolcezza della sottomissione anche il piacere della tenerezza, dell'affetto. Lui non capisce, o forse non vuole capire. Si infila il preservativo ed irrompe dentro di me: il rumore delle nostre carni e dei miei gemiti è forte. Mi fotte bene. Mi fotte forte. Il suo cazzo è una stanga ...
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