1. Fattezze rassicuranti


    Data: 26/02/2019, Categorie: Etero Sensazioni Trans Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    Me lo aspettavo in un certo qual senso, ero per così dire interiormente addestrato, coinvolto ed erudito e lo avevo pacatamente appreso mio malgrado, che prima o poi un sole di quella portata m’avrebbe tinteggiato i sogni decorandomi in definitiva le membra e nel contempo m’avrebbe abbellito in ugual modo l’intelletto arricchendolo. Io avevo intuito che quell’aria sarebbe diventata ben presto irrequieta, che quelle nebbie infinite che ricoprono questa piana desolante alla fine si sarebbero diradate per sempre, le notti sarebbero diventate profumate come il sandalo, quello che io accendo peraltro regolarmente, allorquando la legge delle stagioni m’indica la primavera, sì, perché quando c’è il clima mite io allargo le braccia e mi scaglio per terra, fissando il cielo con il naso all’insù.
    
    Vorrei vedere dove nasce la notte, passare ore per fissare un albero, vederlo crescere, coprirmi delle sue foglie, doveva succedere ed è successo. Anche quest’anno, ripetitivo come una festa, mi sono svegliata con la voglia giusta e pertinente di captare il meglio di me stessa, di prendere tutto ciò che mi aggrada, e principalmente la disposizione e la volontà di fluttuare. Noto che le mie trepidazioni s’esaltano aumentando, ogni cosa diventa più avvenente ed elegante, addirittura dolorosa e talvolta spaventosa, poiché anche l’amore assume connotati sconcertanti e sconvolgenti. Erano anni che non t’incontravo. Stavo correndo per scaricare un po’ di quell’elettricità che mi ritrovo addosso, ...
    ... tu passeggiavi in senso opposto con un cane buffo, dato che ho notato prima lui di te, mi sono fermata per accarezzarlo voltandoti le spalle, dopo mi sono piegata e ho sentito la tua mano sulle mie natiche, ho urlato logicamente, più di spavento che per altro e girandomi ho visto il tuo sorriso d’adolescente mai cresciuto.
    
    “Sei proprio un cretino” – t’ho detto ridendo mentre t’abbracciavo, tu divertito insistevi nel darmi pacche sul sedere molestandomi.
    
    “Adesso, però la smetti”.
    
    “Nadia, sono secoli che non t’ammiro come Dio comanda”.
    
    “Chissà mai, che cosa ci sarà di così contegnoso e formale d’ammirare”.
    
    In seguito i saluti, le smancerie, i come stai, i figli, le mogli e i mariti. Alla fine, scopriamo entrambi di non esserci mai sposati, che tu sei diventato un bravo operaio in ferie, io viceversa, una discreta e riguardosa musicista però a spasso. T’ho frequentemente raccontato del mio conservatorio, di tutti quei dannati e smisurati esami che ho dovuto e devo ancora sostenere se voglio guadagnare qualche euro, di quanto mi manca la nostra sbornia all’esame di maturità, di come ho fatto faticosamente a campare in questi penosi quindici anni con un mestiere, che mestiere poi non è. Nel tempo in cui parli del tuo solito lavoro, delle tue canzoni, delle tue aspettative e dei tuoi viaggi strampalati io desidero toccarti delicatamente i capelli. Passeggiamo, più volte ti guardo e non ti trovo cambiato, neppure invecchiato, allora mi lancio: ti prendo sottobraccio ...
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