1. Regole di buon vicinato - solo un brutto sogno


    Data: 07/11/2017, Categorie: Gay / Bisex Autore: FinnTanner, Fonte: Annunci69

    Era per gioco.
    
    Simone continuava a fissarmi, in attesa, con le mani sui fianchi, e con il grosso cazzo mezzo a riposo perfettamente in mostra. Non provava nessuna vergogna a starsene lì nudo, esposto. Anzi, gli veniva naturale. Il suo sguardo diceva solo “che aspetti?”
    
    «Io non…»
    
    Volevo disperatamente spiegargli che non era un annuncio serio. Che speravo al massimo di scambiare due chiacchiere con qualcuno. Davanti alla tastiera, non di persona. Che non avevo mai fatto niente, di persona. Questo però non potevo dirglielo. Sarebbe stato troppo imbarazzante. Come se tutta quella situazione non lo fosse già abbastanza. Le pareti e il soffitto sembravano farsi più vicini, mi opprimevano.
    
    All’improvviso la stanza non voleva saperne di stare ferma
    
    «Io non…» Ripetei a voce bassa. Ma non sapevo più cosa dire. Mi mancava l’aria.
    
    La sveglia squillò alle sette in punto, impietosa e insistente. Provai a bloccarla ma il telefono non era al suo posto sul comodino. Allora tentai di soffocarla con il cuscino ma mancai miseramente il bersaglio. Ero una causa persa.
    
    Mentre mi spazzolavo i denti davanti allo specchio ripensai allo stupido sogno che avevo fatto quella notte. A dire il vero, non ricordavo molto a parte un bel cazzo attaccato a un bel corpo, con bei muscoli e tutto il resto, e questa non era certo una novità. Infatti mi ero svegliato con un erezione incredibile e neanche questa era una novità - così, sotto la doccia, iniziai ad accarezzarmi le palle con una ...
    ... mano, mentre l’altra andava già su e giù lungo l’asta facendo scorrere la pelle sulla cappella gonfia e sensibile che pulsava sempre più forte. L’immagine di quel cazzo barzotto mi era rimasta impressa e sembrava invitarmi, facendomi perdere la cognizione di tutto il resto, e prima che me ne accorgessi mi ritrovai a schizzare sulle piastrelle della doccia e nella mia mano. Era stato un orgasmo piuttosto intenso, che però mi lasciò spossato e c’era anche una sensazione spiacevole che accompagnava tutto il resto. L’ombra di qualcosa che non riuscivo a mettere a fuoco, qualcosa di importante. Alla fine uscii di casa senza fare colazione, ero già in ritardo alla prima ora.
    
    Quella giornata non stava iniziando bene. E durante la pausa pranzo, dopo una verifica a sorpresa - andata male - e un equazione complessa equivalente a un sistema di equazioni reali la cui conclusione era impossibile - conclusione a cui non ero arrivato - non credevo davvero che quel giorno potesse andare peggio.
    
    «Eh?» Chiesi al mio migliore amico mentre fissavo disgustato l’insalata di pasta sul piatto di fronte a me. Mi piaceva la pasta. Ma avevo lo stomaco chiuso.
    
    «Sei fuori,» disse Marco scocciato, come se me lo avesse già detto. «Oggi c’è la partita! Cerca di rimanere concentrato, se non passiamo i quarti per colpa tua gli altri ti faranno il culo.» Rimase a fissarmi con uno sguardo vagamente preoccupato. «E anche io, coglione!»
    
    Annuii con fermezza, mostrandomi quanto più possibile sicuro di me. ...
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