1. G.o N.G.


    Data: 11/02/2019, Categorie: Etero Autore: Bebi, Fonte: EroticiRacconti

    Siamo arrivati ad un punto in cui non si può più tornare indietro. E’ più forte di noi, il GIOCO.
    
    Il gioco è sempre vivo, ci tiene vivi; fuoco che brucia dentro e ci fa bruciare di passione, l’uno per l’altra. Non possiamo farne a meno, perché è parte di noi, un qualcosa che va oltre tutto e tutti, oltre i sentimenti oltre le perversioni, oltre il sesso e l’amore. Inspiegabile, contorto.
    
    Una sera, dopo una litigata, come quelle solite quando la paura di perderlo e anche un po' di gelosia prendevano il sopravvento, decisi che dovevo farmi perdonare. E sapevo bene come farlo.
    
    Vivevamo insieme già da qualche tempo e conoscevo i suoi orari, avevo tutto il tempo per prepararmi al meglio.
    
    Andai in un sexy schop, non vicino casa, ma che conoscevamo bene perché ogni tanto ci piaceva fare un giro e comperare qualcosa per soddisfare le nostre perversioni.
    
    Quel giorno mi sentivo più porca che mai, ogni volta che avevamo una discussione, la mia mente si proiettava già al momento in cui avrei dovuto farmi perdonare. Avevo voglia di lui e di tutte quelle cose che mi faceva. Volevo obbedire ad ogni suo ordine: ero la sua schiava, dominata, che esaudiva ogni suo desiderio sessuale, e non.
    
    Il sexyshop, a differenza di molti altri, non era squallido e vuoto, ma carino e ben rifornito. Ci lavoravano una ragazza ed un ragazzo, entrambi belli, e a volte mi sono domandata come sarebbe stato provare uno scambio di coppia proprio lì dentro. Ma non era quella l’occasione. Avevo ...
    ... altro a cui pensare.
    
    Conosco molto bene i suoi gusti, la sua passione per il culo, e le perversioni di cui è capace.
    
    Appena entrata sapevo già dove dirigermi: reparto sadomaso. Avevo in mente tutta la lista delle cose che volevo comperare.
    
    Un frustino, un bel collare nero di pelle con un lungo guinzaglio rosso, un bavaglio di quelli con la sfera che va in bocca (ne avevamo già uno, un po' più piccolo, ed ogni volta che me lo appoggiava sulle labbra e legava la cinghia dietro la testa, leggevo nei suoi occhi tutta l’eccitazione e quel briciolo di lucida perversione violenta, che mi faceva perdere completamente il controllo delle mie decisioni); un cazzo nero di gomma bello grosso, perché il pensiero di riempirmi con più cazzi lo faceva impazzire; un bustino di pelle, con le coppe a balconcino così stretto da far uscire fuori i miei capezzoli, già duri come due chiodi. Desideravo che li mordesse. E lì l’idea di prendere anche due piccole pinzette per capezzoli, di quelle con la catenina che le teneva legate; Una gonnellina da cameriera molto molto corta da cui usciva fuori il mio culo grande; autoreggenti nere di pizzo; una parrucca nera liscia molto lunga, ed infine la cosa che lo avrebbe eccitato più di tutte: un plug anale. Ero indecisa se prenderne uno con la coda da coniglietto oppure uno di quelli con il diamante all’estremità. Nell’indecisione li presi entrambi. Lui ne sarebbe stato contento ugualmente.
    
    Ero eccitata e felice. Speravo lo sarebbe stato anche ...
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