1. Appuntamento involontario


    Data: 06/11/2017, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    Ho conosciuto Giacomo per un vero caso, o meglio, per mezzo d’una fortuita e imprevista collisione. Io ero ferma all’incrocio in attesa che scattasse il verde del semaforo per poter ripartire, giacché ero concentrata nei miei soliti pensieri, dal momento che ero appena uscita da un matrimonio che era stato un completo fallimento e mi sentivo la testa e la mente pesante. Non riuscivo a pensare, non riuscivo a reagire, eppure nello stesso tempo mi sentivo così carica, delicata e perfino leggera, dato che non mi sembrava per niente vero che finalmente avevo ottenuto e raggiunto la mia sospirata libertà.
    
    Immersa radicalmente nei miei pensieri, totalmente coinvolta nelle riflessioni, aspettavo il verde con il piede premuto sul freno e appena la luce scattò lo tolsi pigiando normalmente il piede sull’acceleratore dopo aver inserito la marcia. Stavo per rilasciare la frizione, quando sentii d’improvviso un gran botto da dietro, dal momento che la macchina sobbalzò facendomi ondeggiare con il busto in avanti e indietro. Mi resi conto in un attimo d’essere stata tamponata, mi preparai per scendere furibonda come un animale, decisa a dirne quattro a chi mi si sarebbe presentato davanti, cosicché cacciai fuori gli artigli e scesi infuriata. Davanti ai miei occhi però, si presentò una situazione moderatamente comica e perfino giocosa: per terra, dietro alla mia macchina, in concreto, disastrosamente contorto in quello che era un motorino o forse una vespa, c’era un bellissimo ragazzo ...
    ... bruno con i capelli lunghi dalla carnagione olivastra che borbottava come un pazzo scatenato frasi arcane e indecifrabili. La circostanza che mi fece più sorridere e sorvolare sul danno fatto, era che lui aveva preventivamente riferito allo zio che i freni non funzionavano e che avrebbe dovuto peraltro ripararli. Io lo guardavo frastornata, palesemente sbalordita dal fatto che non si curasse proprio che io ero lì, per il fatto che lo guardassi in attesa per lo meno delle scuse, eppure non successe niente, perché s’accorse di me quando ero quasi piegata con le mani a pugno sui fianchi in attesa delle famose scuse mi sentii dire:
    
    ‘Mi dispiace’ – e quasi svenni.
    
    In quell’impavida e rocambolesca congiuntura non mi balenò null’altro per la testa sennonché mi venne da riferire un abbattuto e fragile prego, tenuto conto che lui possedeva una voce tra l’altro armonica e rilassante nonostante la situazione così animosa che si era creata, di questo andare, poiché nessuno si preoccupava della mia macchina io m’affacciai per vedere il danno e quando vidi il paraurti rientrato notevolmente mi misi le mani nei capelli per il dispiacere. Nel contempo intorno a noi si era velocemente radunata una piccola folla, che si preoccupava giustamente e lecitamente più per la salute del ragazzo che della mia macchina, di consueto la mia mente in quel momento viaggiò altrove, dato che io iniziai a pensare che ero in una città sconosciuta e non conoscevo assolutamente nessun essere umano in quel ...
«1234...8»