1. Non sai sottrarti né rinunciare


    Data: 04/02/2019, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    Ti supplico mio caro, ascoltami bene: comunicami, dichiarami espressamente addio, considerato che non sei più capace di maneggiarmi né di toccarmi come tempo addietro, allora vattene, perché non ho tempo per l’inefficacia e per la sterilità di un’ambizione appena distaccata, impassibile e tiepida, io ho fermamente bisogno e ho stabilmente fame del rumore di quella carne bagnata, immessa e pompata forte come facevi tu quando deliravi, farneticavi e impazzivi al solo pensiero di scoparmi.
    
    Io voglio ancora quello che mi davi prima, voglio il gusto di te, sentire il tuo sperma che mi cola sul seno quando rientravo a casa e salivo piano i gradini della scala per non farmi trovare ancora eccitata, ancora bagnata di orgasmi gridati e supplicati nel buio. Ho voglia dei tuoi segni sulla schiena, quelli che sentivo soltanto il giorno dopo, che leggevo austera e fiera il mattino nello specchio un poco appannato, subito dopo aver fatto la doccia.
    
    Io bramo ancora oggigiorno di sentire che tu mi fai godere in modo poderoso, gradisco indiscutibilmente toccarmi, così come mi palpavo quando tu mi dicevi di farlo espressamente per te, a modo tuo, come se fossero state le tue mani a sferrarmi l’orgasmo più intenso e più profondo scompigliandomi radicalmente le membra, facendomi percepire in modo abile, capace ed esperto da farmi girare sennonché la testa, trasformando in conclusione le contrazioni in nausea e infine in un immenso stordimento, da lasciarmi in ultimo totalmente svigorita ...
    ... di fronte a te. Io anelavo, smaniavo, avevo la necessità di riprendermi per il fiato corto che tu m’avevi incontestabilmente creato, con quelle le mani e con quelle gambe tremanti sfinite per la passione fisica e mentale che sapevo di sperimentare e di vivere assieme a te.
    
    Dimmi addio se non ricordi più il piacevole dolore della separazione allora vattene, perché non sono affamata del fantasma che m’hai lasciato in eredità, perché non so scopare la sua ombra, dato che non riesco a godere con lui, per il fatto che non mi riempie il seno di fiotti di sperma caldo. Lui non sa né può amarmi come facevi tu, non sa coinvolgermi sottraendomi i pensieri per trasformarli convertendoli in delirio e in furore. Tu facevi di me ciò che volevi, ti muovevi e ti spingevi nei meandri della mia mente, come se fossero i tuoi, giacché io ero la schiava, la tua proprietà, il tuo podere privato, perché ero ciò che volevi io fossi.
    
    Bada bene, se hai però dimenticato e trascurato tutto questo allora vattene, dal momento che non ho altro da offrirti né da proporti. Io non sono l’amica cui raccontare riferendo i sogni mai realizzati, non sono neppure quella da sbattere contro un muro senza tante premesse, per riempirla di carne calda facendole pompare vigorosamente un cazzo tra le pareti d’una vita persa ad amare cercando di venerare l’amore. Dimmi perciò addio, se non senti più la voglia tormentarti la notte quando entri tardi nel letto e trovi lei ancora sveglia che vuole fare l’amore come lo ...
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