1. Indole innaturale


    Data: 04/02/2019, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    Mi ricordo ancora che quand’ero una fanciulla, vagheggiavo sovente di potermi appropriare d’un paio di calzature con la punta colorate di rosso, attualmente ci ripenso, giacché repentinamente strizzo gli occhi per difendermi dai lampi di luce che m’aggrediscono attaccandomi da ogni lato dello stanzone. Ammetto e riconosco che non sapevo danzare, eppure bramavo meramente d’averle, per potermele serenamente contemplare, magari qualche volta indossarle, quando nessuno poteva controllarmi.
    
    Fin dai primi mesi, in cui avevo frequentato infatti il collegio di danza, mi fu subito chiaro e comprensibile che non ero predisposta per la danza, in quanto ero tangibilmente impacciata e inelegante, chiaramente insicura e rozza come un ridicolo e bruttino anatroccolo peraltro ben rappresentato nelle fiabe di Andersen: sebbene i continui incoraggiamenti di mia mamma, assieme a i suoi appropriati stimoli e ai ripetuti sproni che mi dispensava, avvolta dentro quel chiaro gonnellino di tulle, io mi muovevo immancabilmente come un pezzo di legno, risultando assai imbranata, maldestra e scordinata. A dispetto della lampante inattitudine alla danza, però non rinunciai subito: io avevo un obiettivo da raggiungere, dovevo arrivare a indossare quelle meravigliose e sorprendenti scarpette rosse, che avevo notato nella vetrina del negozio d’articoli per la danza del mio quartiere. Seppur insistendo, in modo malaccorto, furono sennonché i primi dolorosi esercizi e le infelici ripetizioni per la ...
    ... spaccata a convincermi e in conclusione a indurmi che dovevo arrendermi, se non volevo finire fracassata e lacerata seriosamente ritrovandomi ben presto ricoverata nel pronto soccorso di qualche ospedale, perché dal quel momento i miei schivi avvertimenti per i regali di compleanno restarono trascurati del tutto:
    
    “Dimmi un po’, che cosa te ne fai delle scarpette con la punta, se non sai danzare e se non hai le capacità adeguate?” – replicava mia mamma di frequente, in maniera concreta, ferrata e deduttiva come sempre qual era.
    
    “Sì, certo mamma, però sono talmente belle che vorrei averle con me” – ribattevo io ostinandomi e perseverando fragilmente alla sua precisa predica.
    
    In conclusione rinunciai all’istante, sicché la ragazzina curiosa, deludente e inadeguata qual ero, prese celermente la prevalenza e cominciai a pensarla come mia madre, forgiata forse in maniera forzata e innaturale dalla sua imperterrita, tenace e risoluta indole. In fondo, a cosa realmente mi servivano un paio di scarpette con la punta glabra di colore rosso? Crescendo, diventando grande, non ho certo assimilato né recepito delle mosse da ballerina, tuttavia mi sento più affrancata e snodata nei movimenti, perché suppongo di dovere il merito di questa sicurezza alla scoperta tardiva del sesso. Tra le mani dei miei amanti, del tutto rilassata, mi svincolo snodandomi come la cera bollente e inarco il mio corpo fino a quel momento dritto come un fusto, per l’occorrenza non mi servono di certo allenamenti ...
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