1. La baronessa zelda - capitolo 1


    Data: 31/12/2018, Categorie: Etero Autore: Koss99, Fonte: Annunci69

    ... all’ombelico. Anche i cavalli sotto la giubba portavano un sottopancia da cui partivano le fibbie che si collegavano al carro o al calesse e dove in alto venivano fissati i polsi. Tutto sommato anche l’abbigliamento maschile era abbastanza indecente, ma a quello i pudichi abitanti della valle si erano abituati giustificandolo con l’indubbia funzionalità.
    
    La puledrina era legata alle stanghe con dei tiranti collegati, come per i puledri, al sottopancia, e analogamente ai puledri, i suoi polsi erano legati in alto, tra le scapole, al sottopancia. La puledrina guardava il muro cercando di recuperare le forze, le gambe le tremavano per la fatica e per la paura, il viso era rosso per la vergogna. Da entrambi i lati c’erano dei puledri, lei timida ed intimorita non osava guardarli e soprattutto sapeva che non poteva parlare. Loro sapevano bene che un cavallo non può parlare. La puledra era imbracata come i suoi simili di sesso maschile, gli altri finimenti erano quelli tradizionali: briglia, cavezza, morso e redini. Piano piano la folla dei curiosi si disperse anche se qualcuno veniva sempre a dare una sbirciatina.
    
    La puledrina si chiamava Perla e quello per lei non era stato un giorno felice, i suoi guai erano iniziati un mese prima quando la sua padrona aveva deciso che invece di uno stallone voleva essere portata in giro da una puledra, quel giorno aveva iniziato ad allenarla, Perla aveva preso tante frustate, e poi si era rassegnata ad accontentarla.
    
    Anche Ardea era ...
    ... infelice e agitata mentre girava per il mercato alla ricerca delle provviste per la sua padrona. La ragione di tutto ciò, lo sapeva bene, era in quello che l’aspettava l’indomani. All’alba sarebbero venuti a prenderla e l’avrebbero condotta nella fattoria, dove avrebbe trascorso i successivi quindici giorni. In quel periodo sarebbe stata montata per due volte al giorno dai giovani stalloni della fattoria. Aveva ventun anni e la legge diceva che le schiave di quell’età si dovevano sottoporre a quel rito. Il rituale poi si sarebbe ripetuto altre due volte e ogni volta dopo tre anni. Quell’usanza era nata con lo scopo di regolare le nascite degli schiavi e di selezionarne la qualità. Per le schiave, rimanere incinta, era possibile solo in quel luogo e ad opera degli schiavi adibiti allo scopo, in altri modi non era permesso, anzi era un tabù. Per una schiava rimanere incinta di un padrone o di uno schiavo che non fosse uno stallone della fattoria voleva dire essere punita severamente, la punizione consisteva di una pubblica fustigazione in piazza, per questo motivo tutte le schiave stavano attente a che ciò non si verificasse. Non rimanere incinta era tutto sommato semplice, bastava stare attente e bere, come era stato insegnato a tutte le schiave, un infuso di erba amara che si trovava dappertutto nella valle e che tutte le schiave, ma anche le altre donne se volevano, sapevano preparare. Ardea era pronta per quel momento, fin dalla più tenera età le erano state spiegate le leggi ...
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