1. Sono morboso


    Data: 30/10/2017, Categorie: Prime Esperienze Autore: Alternos, Fonte: Annunci69

    Sono morboso. Probabilmente lo sono sempre stato. Meglio dirlo subito. La storia che voglio raccontare penso possa esplicitare questa propensione, che spesso trascende ogni mia buona volontà.
    
    Lia è stata la prima ragazza con cui ho avuto un rapporto duraturo, abitando per un periodo anche sotto lo stesso tetto. La prima e anche la migliore, come persona. Io invece ero abbastanza stronzo e non l'amavo, perlomeno non quanto avrebbe meritato. Però ci sono stato assieme quattro anni. Io studiavo allora, ma facevo anche altro, come tirare tardi ogni notte con gli amici, a un tavolo da poker magari, o nei locali, o in feste e festicciole private. Invariabilmente ogni notte mi infilavo nel letto che lei mi teneva caldo e la chiavavo.
    
    Potevano essere le due, le tre, le cinque del mattino, invariabilmente la chiavavo. Anche se poi lei doveva alzarsi presto, dopo poche ore, per andare a lavorare. Lei dormiva su un fianco e io iniziavo ad accarezzarla, insinuando la mano tra le cosce, schiudendola.
    
    Si bagnava e quando iniziava sommessamente a mugolare nel sonno la penetravo e la chiavavo. Così, su un fianco, mentre dormiva. Dopo essermi svuotato mi addormentavo anch'io.
    
    E' durata quattro anni, poi la crisi, la separazione da me voluta, le sue lacrime. Già da qualche mese si era trasferita di casa, andando ad abitare non lontano. I nuovi compagni di casa erano tre ragazzi che, vedendola così abbattuta e sofferente per essere stata lasciata, le proposero di andare con loro, ...
    ... offrendole ospitalità nel paese del Sud dal quale tutti loro provenivano. Quando è tornata, dopo dieci giorni, non si è fatta sentire, così l'ho cercata io. Quando ci siamo rivisti le ho proposto di tornare assieme, ma lei, che pure era ancora innamorata, si è rifiutata. Non si fidava più di me.
    
    Così ho iniziato a soffrire nella nuova condizione, ma più piangevo più lei mi allontanava. Ho iniziato anche a essere geloso, mi chiedevo se per caso lei si consolasse già con qualcuno, magari proprio con uno dei suoi coinquilini, quei bravi ragazzi del Sud tanto premurosi. O magari con qualcuno presentatogli da quelle due colleghe di lavoro, così spigliate, con cui ora usciva, tornando a tarda notte.
    
    Ho preso a spiarla. Come uno spettro mi aggiravo davanti alla sua casa, aspettandone il ritorno dal lavoro nascosto dietro qualche macchina del parcheggio. Quando si accendeva la luce della sua camera al primo piano io mi ero già spostato nel parchetto vicino, su una collinetta alberata che fronteggiava proprio l'appartamento di Lia.
    
    Da lì cercavo di spiarla, di vedere chi entrava in camera sua e cosa faceva. Trepidavo, temendo anche di essere scorto prima o poi, nonostante le mie precauzioni. Vedevo le figure oltre i vetri, ma solo la parte superiore, dalla vita in su. Se compariva una figura maschile in piedi e non vedevo lei, me la immaginavo intenta a fargli un pompino. Quando si cambiava il reggiseno avvicinandosi ai vetri della finestra pensavo lo facesse apposta per me, ...
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