Candelabri – seguito della Stanza degli Specchi
Data: 14/11/2018,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Etero
Sensazioni
Autore: Melagrana_di_Ade, Fonte: RaccontiMilu
Non mi sfugge l’assurdità della mia situazione.
Ma ora che il gioco è cominciato, mi sembra impossibile tornare indietro. E’ il mio corpo che si è svegliato dal torpore e non vuole tornare a dormire.
Sento la trama del legno imprimersi nella schiena nuda. E’ un lungo tavolo da dodici posti, di legno massiccio, forse noce o quercia. E’ fresco e profuma di cose antiche.
Le braccia sono stese sopra la testa, i polsi legati da un nastro di seta come l’altra volta, e nello spazio lasciato libero tra i gomiti è stato sistemato un candelabro di ottone a tre bracci, con lunghe candele rosse accese. Non posso cambiare la posizione, perché se sollevassi le braccia, mi brucerei sulle fiammelle.
Sul mio corpo nudo sono stati disposti alcuni cibi: valve di ostrica con il loro sapido contenuto, fragole, sul pube un grappolo d’uva nera, fiori di salmone che coprono pudici e maliziosi i capezzoli già turgidi. A rendere il tutto più difficile, un calice di vino bianco in precario equilibrio all’altezza dell’ombelico.
Nessuno mi ha detto niente, ma indovino che devo mantenere la posizione e restare immobile. So che quel bicchiere, lucido e gelido, è la mia spada di Damocle, la prova da non fallire se non voglio deluderlo.
Mi guardo attorno cercando di non rovinare l’ardita composizione di cibo che costella il mio corpo, i seni, la pancia, le gambe e che m’impedisce qualunque movimento.
La sala da pranzo, se così si può definire, è molto ...
... ampia. Alle pareti posso intravedere dei ritratti e dei quadri a tema bucolico, forse ottocenteschi, nelle loro elaborate cornici. Sopra di me un lampadario di cristallo pende trasparente e luminoso, un pezzo di antiquariato pregiato. Dall’altra parte intuisco la forma della mensola di un camino e alcune porte chiuse. Sono al centro del tavolo, quasi a rappresentare la portata principale, o un’offerta sacrificale. Le pareti sono di un colore scuro, forse una carta da parati damascata o una vernice molto pastosa.
L’atmosfera è fumosa, ovattata, una sorta di ventre caldo e sospeso nel mondo. Non percepisco rumori esterni o presenze di alcun tipo.
In fondo ai miei piedi, rigorosamente accostati per non far cadere le fragole che adornano le cosce, percepisco la presenza di un candelabro gemello a quello che mi blocca le braccia. Un secondo nastro di seta mi chiude le caviglie e si annoda attorno alla lumiera.
Sono inerme, legata e immobilizzata a quel tavolo e attendo.
Il cuore mi batte più forte, immagino quale bizzarro spettacolo devo apparire dall’esterno, quale mente morbosa potrebbe studiare un piano così accurato per trattenermi?
La condensa sul bicchiere si raccoglie in grosse gocce d’acqua gelide, che scivolano lungo lo stelo e cadono sulla mia pelle, già molto sensibile per l’attesa e la tensione. Sento freddo e allo stesso tempo mi pare di bollire. La goccia prosegue il suo percorso lungo il fianco, la pelle s’increspa per il freddo e devo attingere a ...